Ville, case e società: così la ‘ndrangheta si compra pezzi di Perugia

Una delle case sequestrate
di Michele Milletti
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Venerdì 4 Febbraio 2022, 08:17 - Ultimo aggiornamento: 08:20

PERUGIA Droga, armi clandestine, truffe contabili e alle banche, riciclaggio. E ancora: metodi chiaramente mafiosi nel trattare con imprese concorrenti. Minacce più o meno velate, prestanome per intestarsi case, terreni e società. In punta di diritto probabilmente l’associazione mafiosa è tutta da dimostrare, ma nella sostanza cambia poco o nulla: la conta dei beni sequestrati tra dicembre 2019 e ieri alle propaggini della ‘ndrangheta crotonese a Perugia fa impressione. Come lo stato di cose portato alla luce dagli arresti della squadra mobile in quel dicembre 2019, contestualmente ai sequestri. Otto milioni di euro tra beni mobili e immobili allora, altri otto ieri, parte dei quali rimanda al primo sequestro: così ha agito il gruppo che per gli investigatori e per lo stesso procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, si è comprato un pezzo di Perugia e hinterland.
Un gruppo in grado di tentare anche di influenzare le elezioni amministrative per l’elezione del sindaco e del consiglio comunale di Perugia nel 2014.
Nel mirino, ieri all’alba, dei poliziotti dell’Anticrimine diretti da Alessandro Drago in coordinamento con il questore Giuseppe Bellassai e con la procura guidata da Gratteri sono finiti i beni considerati «illegalmente accumulati» e da quelli che vengono ritenuti un esponente di vertice della cosca Trapasso di San Leonardo di Cutro e un imprenditore calabrese entrambi considerati elementi di riferimento nel territorio umbro per gli affiliati alla consorteria mafiosa e a diverse altre famiglie di ‘ndrangheta dell’area ionico - catanzarese.
I «perni» di questo sistema criminale sono, per inquirenti e investigatori, Antonio Ribecco e l’imprenditore: il primo, deceduto in carcere a Milano ad aprile 2020 (secondo detenuto morto in Italia per Covid) dove era ristretto dopo gli arresti della squadra mobile di Perugia a dicembre 2019, «rappresentava il principale promotore e organizzatore», unitamente al figlio (condannato a 15 anni e 4 mesi con rito abbreviato) «del traffico di stupefacenti introdotti in quella regione dalla Calabria, intrattenendo strutturati rapporti anche con organizzazioni criminali albanesi». Il secondo, l’imprenditore che da tanti anni vive nella zona dei Ponti, invece, aveva «assunto la gestione di un articolato sistema dedicato alla realizzazione di reati di natura finanziaria e tributaria, propedeutici alla consumazione di truffe in danno degli istituti di credito. Tale attività criminosa, che nel solo lasso temporale interessato dalle indagini ha fruttato introiti al sodalizio per circa 700mila euro, faceva leva sulla costituzione o acquisizione, attraverso prestanome nullatenenti, di società cartiere, alle quali, attraverso la consumazione di condotte illecite di natura tributaria e finanziaria (redazione di falsi bilanci societari, false fatturazioni, aumento fittizio di capitali sociali, evasione fiscale), veniva conferita un’ingannevole parvenza di vitalità e dinamicità, al fine di consentirne, pur in assenza dei requisiti, l’accesso al credito bancario e, successivamente, pervenire ad una dichiarazione di fallimento ovvero realizzare un giro vorticoso di trasferimenti d’azienda in favore di altri soggetti non rintracciabili o comunque non aggredibili dal punto di vista imprenditoriale, con l’obiettivo di impedire all’istituto bancario erogante il recupero del finanziamento accordato». Nei confronti di Ribecco, ovviamente in quanto deceduto, i sequestri hanno riguardato beni che erano entrati nella disponibilità dei suoi eredi.
I SEQUESTRI
Ecco quanto sequestrato ieri mattina: due ville a Olmo, un appartamento a Perugia e altri dodici a Marsciano, cinque aziende di cui tre a Perugia, una a Bastia e un’altra a Marsciano e tre ettari di terreno a Norcia.
«Dagli approfondimenti patrimoniali effettuati è emerso che - fanno sapere gli investigatori - , a fronte di una complessiva situazione reddituale dei nuclei familiari dei soggetti menzionati di natura modesta o addirittura inadeguata anche al semplice soddisfacimento delle primarie esigenze quotidiane delle persone, i due avevano acquisito la disponibilità e il dominio di fatto di 9 compagini societarie; 1 impresa individuale; 42 immobili, tra terreni e fabbricati; 41 automezzi; 5 veicoli; 3 posizioni nell’ambito di altrettanti contratti di leasing per l’acquisto di veicoli; circa 50 rapporti finanziari, titoli e depositi, per un valore complessivamente stimato di circa 8 milioni di euro.

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