'Ndrangheta a Perugia, in 63 chiedono lo sconto di pena

L'aula bunker di Rebibbia, dove si sta svolgendo l'udienza preliminare
di Egle Priolo
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 8 Luglio 2020, 08:00
PERUGIA - Ritmi serrati, udienze fiume ma concrete. E ancora risuona l'eco stupefatto del primo appuntamento in aula con zero difetti di notifica su quasi cento posizioni: roba da record del mondo. Tutti indizi che dicono una cosa sola: contro la 'ndrangheta non si scherza, contro la mala si fa sul serio.

Così se il processo Malapianta-Infectio, portato in tribunale grazie all'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro di Nicola Gratteri che ha messo nel mirino le cosche di Cutro e le loro ramificazioni in Umbria, il gup Gabriella Logozzo ha già organizzato tutto.
Nel corso dell'udienza di ieri, sempre nell'aula bunker del carcere di Rebibbia, unica struttura abbastanza grande per il numero elevato di parti in presenza, il giudice ha infatto stabilito che saranno 57 gli imputati che si sottoporranno al giudizio abbreviato, sei all'abbreviato condizionato e gli altri saranno giudicati con rito ordinario, in base ovviamente alle richieste dei loro legali.
Il processo con rito alternativo inizia il prossimo 18 settembre con l'esame di un'imputata e le requisitorie dei pm Domenico Guarascio e Antonio De Bernardo. Per chi non ha chiesto l'abbreviato l'udienza preliminare proseguirà il prossimo 21 luglio a Catanzaro per la decisione sui rinvii a giudizio. Come noto, tra i 95 imputati ci sono anche 23 perugini chiamati a difendersi dalle accuse, a vario titolo, di associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e occultamento di armi clandestine, estorsione, minacce, violenza privata e associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie di reati di natura contabile o economico-finanziaria che avevano come obiettivo frodi ai danni del sistema bancario. In base ai risultati delle indagini svolte sul campo dalla sezione Criminalità organizzata della squadra mobile di Perugia, i ventitré (umbri o residenti in Umbria da diversi anni) devono essere considerati come la «ramificazione» della ‘ndrangheta di San Leonardo di Cutro (in provincia di Crotone) o comunque personaggi che con questa sorta di ‘ndrina perugina hanno avuto collegamenti e fatto affari. Accuse che chiaramente dovranno essere dimostrate nel corso del processo e contro cui si batteranno in aula, tra gli altri, gli avvocati Michele Nannarone, Antonio Cozza, Saschia Soli, Donatella Panzarola, Francesco Falcinelli, Cosimo Caforio, Alessandro Ricci, Daniela Paccoi e Rita Urbani.
Tra le parti civili ammesse dal gup, anche il Comune di Perugia tramite il procuratore speciale Massimo Brazzi. Una nota di palazzo dei Priori spiega come «la costituzione è stata circoscritta alle sole imputazioni consumate nel perimetro del comune di Perugia e che hanno destato grandissima eco mediatica. La richiesta di una provvisionale, immediatamente esecutiva, pari a 3 milioni di euro è stata formulata sulla base della gravità dei delitti ascritti agli imputati, che hanno provocato un serio danno all’immagine, alle attività produttive, all’economia locale, alla libertà di autodeterminazione delle vittime, alla salute della cittadinanza, alla libertà imprenditoriale ed in generale alla regolarità dello svolgimento delle attività commerciali».
© RIPRODUZIONE RISERVATA