Nata senza utero, la battaglia di Maria Sole: «Diventare mamma in Italia è difficile»

Nata senza utero, la battaglia di Maria Sole: «Diventare mamma in Italia è difficile»
di Aurora Provantini
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Lunedì 26 Ottobre 2020, 17:31 - Ultimo aggiornamento: 27 Ottobre, 10:02

E’ nel periodo più delicato della sua vita, quello che segue la fanciullezza, che Maria Sole scopre di essere nata senza utero. Nel momento in cui ci si confronta con le amiche sul piano fisico, subisce il trauma che la fa sentire diversa dalle altre. Non più bambina, ma neanche adulta, osserva il suo corpo trasformarsi più velocemente di quello delle sue coetanee. I genitori non stanno fermi a guardare: la fanno visitare da specialisti di ogni genere, fino a farla sottoporre a Tac alle ossa, che però non fa emergere alcuna malformazione. «In tutto questo la mia preoccupazione era farmi trovare pronta quando sarebbe arrivato il ciclo mestruale – racconta Maria Sole - anche perché mia mamma, con la dolcezza che la contraddistingue, mi spiegava che sarebbe stata una cosa naturale e bella. Compio sedici anni, ma il ciclo ancora non si affaccia. Allora mia zia, ginecologa, mi indirizza da una dottoressa di Firenze. Dopo la visita e le ecografie, mio padre e mia madre si fermano a parlare con lei, e capisco che qualcosa non andava».

Una volta a casa i genitori di Maria Sole spiegano alla loro unica figlia che era affetta da sindrome di Mayer Rokitanski, più semplicemente detta sindrome di Roki, che interessa in Italia un migliaio di donne. Maria Sole, fa un primo intervento l'anno successivo. «Mi ricordo che accanto al mio letto, ricoverata, c’era una ragazza di 27 anni, anche lei colpita da sindrome di Roki, che si era sottoposta al mio stesso intervento perché si era appena fidanzata». «Io con quell’operazione pensavo di assomigliare di più alle altre donne, ma mi sbagliavo. Mi mancava ancora qualcosa. Dieci anni fa incontro mio marito. Ci innamoriamo e poco più tardi sentiamo forte il desiderio di crescere i nostri figli, è allora che sento di essere ancora diversa».

Maria Sole è fertile, anche se nata senza utero. Il suo corpo ha tutto, tranne la “culla” per crescere il figlio che desiderano. Portare avanti una gravidanza le è quindi impossibile e in Italia è stato sperimentato un solo intervento di trapianto di utero (a Catania). In attesa che l’operazione venga replicata in altri centri, a Maria Sole restano due alternative per diventare mamma: l’adozione e la fecondazione con “gestazione per altri”.

La prima è sicuramente una strada percorribile, la seconda sembra un percorso ad ostacoli. Quello che sogna Maria Sole è accedere alla “gestazione per altri altruistica”, detta anche solidale, perché senza compenso. Ha trovato una mamma che sarebbe felice di portare a termine la gravidanza per lei. «Il paradosso, tutto italiano, è che nonostante la gestazione per altri solidale non sia vietata, il percorso passa solo per le vie giudiziarie».

«Stiamo preparando tutti i documenti necessari per fare richiesta al tribunale competente, ed essere autorizzati».

Il dibattito su questo tema è molto delicato. Una legge andrebbe a tutelare entrambe le parti, evitando situazioni di incertezza normativa e fondandosi sul concetto di “solidarietà” tra un genitore naturalmente fertile e un altro impossibilitato a poter mettere al mondo un figlio. «Eppure si rischia di fare un passo indietro».

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