Narni: un vero giacimento culturale negli archivi del Beata Lucia.

L'edificio del Beata Lucia
di Marcello Guerrieri
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Lunedì 4 Marzo 2019, 13:53
 NARNI Un giacimento culturale nel vero senso della parola. Ed anche di notizie, alcune delle quali interessanti, scabrose, che potranno rivelare, a chi interessato, un pezzo della storia del territorio. E non solo. Sono le stanze segrete dell’Azienda alla Persona “Beata Lucia”, un caposaldo dell’assistenza a Narni, una volta cattolica ed ora pubblica. Il suo consiglio d’amministrazione ha deciso di aprire quelle porte per far conoscere il grande palazzo, le sue tante opere d’arte, restaurate da poco, ed anche il grande archivio, il pozzo dei segreti, quello a cui tutti i bambini ospiti del Beata Lucia ambivano accedere per poter scoprire le proprie origini, vedere chi li aveva lasciati, e perché, in quel luogo di disperazione, in quello che i narnesi chiavano senza pietà la “bastarderia”. E le cose da scoprire saranno di sicuro molte ed interessanti anche se però l’attenzione è scemata: ormai dagli anni Settanta del secolo scorso, il brefotrofio non funziona più come “raccolta” dei bambini “respinti” per tanti motivi, dalle proprie famiglie. Era quello il luogo dove è nato e cresciuto Luigi Chiatti, l’assassino seriale di Foligno, ma anche tantissimi altri, che si sono legato in maniera viscerale alle loro “vice mamme”, le assistenti che se ne prendevano cura tanto da frequentarle ed onorarle anche quando erano molto grandi. Che c’entra il punto nascita del Beata Lucia era l’unico nel territorio comunale e sostituiva quello mancante all’Ospedale: centinaia i narnesi che vi sono venuti alla luce. Ora è punto d’assistenza per le donne immigrate, per i loro bambini, insomma, per le nuove disperazioni. Il presidente è Sergio Rossi, un imprenditore in pensione, che ha deciso insieme al proprio consiglio d’amministrazione, di dare respiro all’azione del “Beata Lucia”. Proprio dal Cda affermano che “non vi sono ormai grandi motivi per tenere tutto serrato e comunque l’accesso agli atti sarà concesso solo a chi è interessato e non a tutti, pure se vi saranno eccezioni per studio e ricerca”. Fatto sta che lì, in quell’archivio, vi sono le “fotografie” dei genitori che hanno lasciato i propri figli, spesso facenti parte della borghesi e della nobiltà, altrimenti non si spiegherebbe la grande quantità di terreno che nei secoli l’Ente è riuscito ad accumulare frutto delle donazioni anonime, centinaia di ettari quasi tutti irrigui e sulla Conca Ternana: erano le cattive coscienze dei ricconi e dei nobili che volevano che comunque i propri figli, abbandonati sì ma che almeno avessero di che mangiare. Ora le terre sono affittate, alcune anche per produrre energia elettrica, altre, invece assegnate ad aziende agrarie che metteranno in mostra le proprie coltivazioni per venerdì prossimo quando l’operazione “aria aperta” vedrà il compimento.
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