Narni, al teatro Manini i miracoli di Montanari e Sacco
«Uno spettacolo contro la rassegnazione»

Narni, al teatro Manini i miracoli di Montanari e Sacco «Uno spettacolo contro la rassegnazione»
di Francesca Tomassini
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Venerdì 27 Gennaio 2023, 00:00

NARNI "Cosa succederebbe se un nuovo Cristo nascesse oggi, in una qualsiasi periferia del mondo?" Una domanda che è un incipit allo spettacolo scritto e diretto da Davide Sacco e interpretato da Francesco Montanari, che sabato 28 e domenica 29 gennaio andrà in scena al teatro Manini e poi in tutta Italia. «Una tappa sentita e obbligata - spiega Montanari - presentiamo le nostre produzioni in casa (Sacco e Montanari sono co-direttori artistici del teatro narnese ndr), come si fa in famiglia, perchè sentiamo questa partecipazione forte con il territorio».

Un sodalizio artistico, quello fra Montanari e Sacco, che spazia dalla co-direzione, alle produzioni, alla collaborazione sui singoli progetti. «Questo spettacolo - racconta Montanari -conferma un pò quella che è la nostra idea di teatro. Qualcosa che è vivo, fatto di persone che raccontano storie. Ne L'uomo più crudele del mondo (scritto da Sacco e interpretato da Montanari e Lino Guanciale, uscito in prima nazionale sempre al Manini nel 2022 ndr) il pubblico aveva un ruolo di voyeur, questa volta invece racconto una storia che mi è accaduta davvero, come se fossi al bar con gli amici.

Il rapporto con il pubblico è diretto, trasposto in una dimensione quotidiana intesa come relazione umana. La sfida sarà essere credibile».

La storia è quella di un giornalista che lavora per "un giornale che non esce neanche in edicola" che viene inviato dal suo direttore in un circo di periferia per scrivere un articolo su un "povero Cristo" che, nella sua roulotte, trasforma l’acqua in vino e moltiplica i pani e i pesci. Scettico, il giornalista arriva e conosce personaggi fragili e surreali. «Attraverso le figure che incontro - continua Montanari - emerge quanto la dinamica dello straordinario sia insita nell'essenza umana, intesa come capacità eroica di trovare la forza di scegliere la vita, nonostante tutto, con dignità. L'intero spettacolo è un inno contro la rassegnazione dell'uomo, e si interroga sul valore dei miracoli oggi, sulla bellezza del mondo a volte così difficile da intuire, e sull’importanza dei sogni. E' l'invocazione della fede non in senso cristiano ma come fiducia nell'ascolto dell'altro. Ed è proprio questo il nodo centrale. Perchè a un certo punto il giornalista assiste davvero a un miracolo e la sua domanda, il suo problema è come fare a raccontarlo, a essere creduto». Seguendo il file rouge dei personaggi, Maddalè, che camminava sul filo prima di rimanere zoppa e che adesso legge le carte e "colleziona sogni claudicanti", il nano Giuda, che ha un tatuaggio per ogni dolore che la vita gli ha causato, il direttore, crudele e spietato, fino all'uomo dei miracoli, Montanari racconta un mondo fatto di reietti che nel circo trovano la loro dimensione, la loro normalità.

«Esiste un grande conflitto interiore - spiega - fra quello che viviamo realmente e l'idealizzazione di noi stessi, della vita che uno avrebbe potuto avere e quella che uno ha. Ecco, la strada per uscirne, che io ovviamente non ho ancora trovato - ammette - credo sia trovare analogie fra realtà e aspirazioni, in modo che quel sogno in qualche modo si realizzi». Sul palco, insieme a Montanari la Manina Circus Band che con fisarmonica, violino e guitarlele, lo accompagna nel racconto. «Continuamente in bilico, come un funambolo - dice Montanari - dove, per citare Lucio Dalla che con questa frase secondo me ha racchiuso tutto "L'impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale"». 

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