Mostro di Foligno, dopo 27 anni Luigi Chiatti chiede di tornare libero

Luigi Chiatti , al momento del processo
di Giovanni Camirri
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Giovedì 16 Luglio 2020, 11:28 - Ultimo aggiornamento: 11:32

FOLIGNO Luigi Chiatti “il mostro di Foligno”, come lui stesso si era definito, può tornare libero? Lo deciderà il giudice di Sorveglianza di Cagliari. Il giudice, stando a quanto si apprende dalla Sardegna, si è riservato e deciderà entro qualche settimana se Luigi Chiatti, che tra il 1992 e il 1993 uccise Simone Allegretti, quattro anni, e Lorenzo Paolucci, di 13, sia ancora pericoloso e debba dunque restare ancora confinato nella Rems, la residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, di Capoterra (Cagliari), dove è ricoverato dal 2015, dopo che si è conclusa la pena detentiva per il duplice omicidio. Chiatti in tribunale ieri era accompagnato dal difensore Salvatore Casula (sostituto di Guido Bacino) e scortato dagli agenti della polizia penitenziaria. Ogni due anni deve comparire dal giudice che valuta la sua pericolosità. La Procura ha chiesto la conferma della misura. Definitivamente condannato a 30 anni di reclusione, il mostro di Foligno ha terminato di scontare la pena nel 2015. Al processo d’appello, i giudici gli riconobbero la seminfermità mentale e stabilirono al tempo stesso la sua pericolosità sociale, disponendone la cura e la custodia «per almeno tre anni» in una Rems. Una condanna nella condanna: dopo il carcere infatti, la libertà di Chiatti è vincolata al risultato di perizie mediche che si rinnovano ogni volta al loro scadere. La prossima è, appunto, quella attualmente in corso. Dall’arresto del geometra folignate sono trascorsi 27 anni. Il cosiddetto “mostro di Foligno” fu bloccato dalla polizia il 7 agosto del 1993 poco dopo avere ucciso Lorenzo Paolucci a Casale, borgo della fascia appenninica folignate. In sede d’indagine fu subito chiaro che era stato sempre lui l’autore dell’omicidio, il 6 ottobre del 1992, di Simone Allegretti. 
IL PUNTO
Da parte del legale di Luigi Chiatti, l’avvocato Guido Bacini, come sempre “nessun commento” sulla vicenda in atto. L’unico elemento che emerge, un elemento tecnico, è che quanto è in corso, con l’attesa del pronunciamento dle giudice di Sorveglianza, è materialmente l’applicazione di una procedura di prassi in relaizone all’applicazione di una misura di sicurezza, quale è appunto la permanenza di Chiatti nella Rems. Chiatti che, nel 2018, attraverso una lettera affidata all’Unione Sarda si era rivolto alle famiglie delle vittime. In quello scritto aveva chiesto scusa, aveva spiegato di esser cambiato e di non volere il perdono e che se potesse tornare indietro non rifarebbe mai quello che ha fatto. Tante le reazioni scatenate da quella lettera prima fra tutti quella de suo legale, l’avvocato Bacino che all’epoca aveva così commentato: “L’iniziativa di inviare questa lettera – dice - è stata assunta direttamente da Chiatti che ha agito in totale autonomia senza concordare nulla con me. Non giudico ciò che ha scritto, ma non posso non registrare che c’è un cambiamento nel senso che non ha mai rilasciato alcuna dichiarazione nonostante le tantissime richieste e che in questa fase ha deciso di scrivere una lettera».

E quella fu solo una delle tante reazioni che quella lettera suscito e tra quelle c’erano ci furono anche le posizioni dei familiari delle vittime e del loro legale

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