Perugia, per il morto con un ago nei polmoni ci sono sette medici indagati

Perugia, per il morto con un ago nei polmoni ci sono sette medici indagati
di Enzo Beretta
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Sabato 13 Maggio 2023, 08:49
Sette medici - quattro anestesisti e tre otorinolaringoiatri - hanno ricevuto l'avviso di conclusione delle indagini preliminari dalla Procura di Perugia che in questi mesi ha portato avanti l'inchiesta sulla morte di Vincenzo Bosco. 'Bonzetto', questo il soprannome del 40enne, è deceduto nell'aprile 2022. Le ipotesi di reato contestate dal pm Franco Bettini riguardano per tutti l’omicidio colposo e la responsabilità colposa in ambito sanitario. Spunta anche un falso. Nelle carte del pm si legge che i medici (tra gli indagati ci sono tre specializzandi) hanno «cagionato il decesso di Vincenzo Bosco, morto a seguito dell’induzione di anestesia in sala operatoria, nelle fasi preliminari all’esecuzione di operazione chirurgica al setto nasale, a causa di grave insufficienza respiratoria acuta secondaria a polmonite, favorita dalla presenza di corpo estraneo in polmone, rappresentato da un ago da insulina, insufficienza respiratoria indotta dalla somministrazione dell’anestesia, con condotte colpose omissive autonome, negligenti ed imprudenti». Secondo la Procura non è stata fatta una radiografia del torace «in soggetto affetto da problematiche respiratorie», «esame che avrebbe evidenziato la reazione infiammatoria polmonare prodotta dalla presenza del corpo estraneo (l’ago, appunto, ndr) e che avrebbe pertanto sconsigliato l’esecuzione dell’operazione» dell’aprile 2022. Inoltre un’otorinolaringoiatra ha «deciso l’ingresso in sala operatoria del paziente senza attendere un congruo termine tra l’intervenuta positivizzazione al Covid-19 e l’esecuzione dell’operazione chirurgica». C’è poi la collega che avrebbe «omesso la comunicazione ai medici di sala operatoria dell’infezione da coronavirus» e ci sono due anestesiste che «in sede di esecuzione dell’operazione chirurgica, omettendo la corretta valutazione della complessiva cartella clinica e delle condizioni in atto, omettevano l’esecuzione di un preventivo - rispetto all’induzione dell’anestesia - esame radiografico del torace in soggetto affetto da problematiche respiratorie». «Omissioni che complessivamente determinavano l’ingresso in sala operatoria del paziente - insiste l’atto - l’induzione dell’anestesia in sala operatoria da parte delle anestesiste e il conseguente decesso di Bosco». Un’otorino è accusata di «aver formato un atto ideologicamente faso, in specifico il modulo di informazioni preoperatorie, da inserire nella cartella sanitaria del paziente, nel quale indicava che le informazioni venivano fornite dal collega in realtà non presente al momento della redazione del modulo, unitamente allo specializzando in otorino, sottoscrivendo con una sigla il modulo indicato». Gli indagati sono difesi dagli avvocati Maria Bruna Pesci, Giancarlo Viti, Giovanni Spina, Federica Pala, Ermes Farinazzo e Delfo Berretti.
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