Morto per droga: amici sotto accusa
il giallo dei soccorsi avvertiti in ritardo

Procura di Perugia
di Michele Milletti e Walter Rondoni
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Martedì 23 Giugno 2020, 09:24
UMBERTIDE Ore cruciali per chi cerca la verità sulla morte di un uomo avvenuta nei giorni scorsi in una casa della prima periferia umbertidese, dove l’abitato sfuma nella piana del Tevere. Il procuratore Giuseppe Petrazzini, che coordina le indagini dei carabinieri, nel pomeriggio affiderà l’incarico per l’autopsia da effettuare subito dopo nella “morgue” del Santa Maria della Misericordia, a Perugia. All’esame assisteranno i legali ed i periti di parte degli indagati. «Più d’uno», trapela nonostante lo strettissimo riserbo degli inquirenti. Adulti, ma ancora giovani.
Tra loro i rampolli di genitori stimati e conosciuti anche per aver ricoperto incarichi di prestigio in ambito lavorativo. Tutti accomunati da un passato ed un presente problematici come il 35enne di Montone. Figlio di operai, aveva smesso di respirare nel letto dell’appartamento di una conoscente, sua quasi coetanea, in cui era ospitato da un paio di giorni. L’eventuale conferma dell’ipotesi overdose aprirebbe scenari ben definiti. Incanalerebbe l’attività investigativa nel senso di accertare il tipo e la quantità di sostanza consumata, la sua provenienza, il pusher che ha ceduta. 
Attese altre risposte su quanto accaduto tra quelle mura al rione Fontanelle. In particolare, sulle eventuali responsabilità degli amici. Infine sulle modalità e sui tempi dell’aiuto all’uomo. In poche parole sulla congruità della sequenza tra la scoperta del corpo inanimato e l’allarme alla centrale operativa di pronto soccorso ed alle forze dell’ordine. Agli atti risulta un intervento del 118 nel primo pomeriggio di venerdì 12 giugno. La chiamata era giunta da una 38enne. Stando al racconto di lei, solo entrando in camera, si era accorta che il suo conoscente non respirava. Di qui l’immediata richiesta d’aiuto. Nonostante il rapidissimo arrivo dell’ambulanza dall’ospedale, distante appena qualche centinaio di metri, i sanitari avevano dovuto arrendersi all’evidenza. Del 35enne di Montone si sa che da poco sarebbe uscito da una comunità di recupero umbra. Sembra che avesse problemi di salute. 
Per questo gli investigatori dell’Arma, aprendo il fascicolo relativo, come causa del decesso d’acchito non avrebbero escluso nemmeno la massiccia ingestione di medicinali, assunti da tempo a scopo terapeutico. Dubbi che a breve verranno spazzati via dal medico legale. Intanto, non accenna a placarsi il clamore suscitato dalla dolorosa vicenda. Umbertide è divisa tra giudizi compassionevoli e valutazioni di chi condanna a prescindere. 
Mentre dalla memoria di alcuni riemerge il 17 maggio 2003, la morte di un 16enne stroncato da una dose. Un episodio che portò alla luce la sconcertante realtà del consumo di “roba” pesante tra i minori. Un precedente che va inquadrato in un contesto sostanzialmente diverso, di giovanissimi che nello sballo cercavano la scorciatoia per sentirsi più grandi.
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