Tra loro i rampolli di genitori stimati e conosciuti anche per aver ricoperto incarichi di prestigio in ambito lavorativo. Tutti accomunati da un passato ed un presente problematici come il 35enne di Montone. Figlio di operai, aveva smesso di respirare nel letto dell’appartamento di una conoscente, sua quasi coetanea, in cui era ospitato da un paio di giorni. L’eventuale conferma dell’ipotesi overdose aprirebbe scenari ben definiti. Incanalerebbe l’attività investigativa nel senso di accertare il tipo e la quantità di sostanza consumata, la sua provenienza, il pusher che ha ceduta.
Attese altre risposte su quanto accaduto tra quelle mura al rione Fontanelle. In particolare, sulle eventuali responsabilità degli amici. Infine sulle modalità e sui tempi dell’aiuto all’uomo. In poche parole sulla congruità della sequenza tra la scoperta del corpo inanimato e l’allarme alla centrale operativa di pronto soccorso ed alle forze dell’ordine. Agli atti risulta un intervento del 118 nel primo pomeriggio di venerdì 12 giugno. La chiamata era giunta da una 38enne. Stando al racconto di lei, solo entrando in camera, si era accorta che il suo conoscente non respirava. Di qui l’immediata richiesta d’aiuto. Nonostante il rapidissimo arrivo dell’ambulanza dall’ospedale, distante appena qualche centinaio di metri, i sanitari avevano dovuto arrendersi all’evidenza. Del 35enne di Montone si sa che da poco sarebbe uscito da una comunità di recupero umbra. Sembra che avesse problemi di salute.
Per questo gli investigatori dell’Arma, aprendo il fascicolo relativo, come causa del decesso d’acchito non avrebbero escluso nemmeno la massiccia ingestione di medicinali, assunti da tempo a scopo terapeutico. Dubbi che a breve verranno spazzati via dal medico legale. Intanto, non accenna a placarsi il clamore suscitato dalla dolorosa vicenda. Umbertide è divisa tra giudizi compassionevoli e valutazioni di chi condanna a prescindere.
Mentre dalla memoria di alcuni riemerge il 17 maggio 2003, la morte di un 16enne stroncato da una dose. Un episodio che portò alla luce la sconcertante realtà del consumo di “roba” pesante tra i minori. Un precedente che va inquadrato in un contesto sostanzialmente diverso, di giovanissimi che nello sballo cercavano la scorciatoia per sentirsi più grandi.
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