Morto dissanguato al lago, inchiesta sui soccorsi. I testimoni: «Cinquanta minuti di attesa»

Morto dissanguato al lago, inchiesta sui soccorsi. I testimoni: «Cinquanta minuti di attesa»
di Egle Priolo
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Giovedì 15 Luglio 2021, 09:14

PERUGIA - Scatta l’inchiesta. Perché i punti da chiarire sono ancora diversi, e perché quanto accaduto non si ripeta più. Perché non si può morire dissanguati a 19 anni in un bagno pubblico. Proprio dunque al fine di accertare quanto accaduto domenica scorsa all'isola Polvese e per dare anche una risposta alla famiglia di Petru Bogasiu, il ragazzo residente a Bevagna deceduto lunedì mattina all'ospedale Santa Maria della misericordia dopo essere arrivato nel tardo pomeriggio di domenica in condizioni disperate, il procuratore aggiunto Giuseppe Petrazzini ha delegato una serie di accertamenti ai carabinieri della compagnia di Città della Pieve e della stazione di Castiglione del Lago.

Le indagini, secondo quanto si apprende, si muovono non solo lungo il binario della ricostruzione scrupolosa di quanto accaduto al giovane ma anche lungo quello dei tempi nei soccorsi. Binari che potrebbero anche intrecciarsi, dal momento che contestualmente al verificare la dinamica dell'incidente che ha portato alla morte del giovane sarà compito di inquirenti e investigatori verificare se i tempi lunghi nei soccorsi (raccontati proprio al Messaggero da chi ha trovato il ragazzo in un lago di sangue causata dalla rottura dell'arteria femorale) possano avere avuto un'incidenza colpevole nel decesso.

LA RICOSTRUZIONE 
Di certo c'è che il ragazzo a metà pomeriggio va in bagno, e dopo qualche minuto la gente all'esterno ha iniziato a sentire le sue grida. Qualcuno, tra cui due infermieri che stavano godendosi una domenica di riposo al Trasimeno, è corso in suo aiuto cercando da un lato di tranquillizzarlo e dall'altro di attivare i soccorsi il più velocemente possibile. 
Da un lato quindi ci sono da ricostruire tutte le fasi che hanno portato al crollo del lavandino sulla gamba del giovane all'interno del bagno pubblico di isola Polvese, con i carabinieri che hanno posto l'area sotto sequestro fin da domenica sera.

Dall'altro, verranno passate al vaglio le parole di chi ha chiamato il 118 e cercato in tutti i modi di aiutare Petru e di fare in modo che non perdesse conoscenza visto che la sua situazione particolarmente grave era chiara a tutti fin dall'istante del suo ritrovamento.

IL RACCONTO
«Erano le 17 – il racconto al Messaggero di una delle persone presenti - quando, preso atto della drammaticità della situazione, abbiamo chiamato il 118. C’è un ragazzo riverso in una pozza di sangue, abbiamo detto all’operatore che ha risposto al telefono. Ci ha assicurato che in otto minuti sarebbe arrivato il motoscafo ed entro quindici l’elicottero. Alle 17.30 però non era ancora arrivato nessuno. A quel punto abbiamo effettuato una nuova richiesta di soccorso al 118 e soltanto alle 17.50 sono arrivati, insieme, elicottero e motoscafo. Abbiamo trovato una piccola fune in una barca e l’abbiamo usata come fosse un laccio emostatico, gli abbiamo praticato il massaggio cardiaco, abbiamo provato a tenerlo sveglio in tutti i modi. Cinque minuti prima che i soccorsi arrivassero è però svenuto. È pazzesco – ha concluso la testimone – che in una domenica di luglio non ci sia un pronto intervento che parta magari da San Feliciano. L’ambulanza è partita da Perugia, mentre l’elicottero da Ancona. Nell’isola dovrebbe esserci un medico fisso almeno nei giorni di punta». Tutti elementi che la procura sta valutando con attenzione.

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