Morte sul Raccordo, il testimone: «L'ho visto sbandare e volare giù». Ecco fino a quando è chiuso il tratto del Perugia-Bettolle

Il camion volato dal Raccordo Perugia Bettolle
di Egle Priolo
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Domenica 10 Luglio 2022, 08:09

PERUGIA - «L'ho visto sbandare e volare. Ci siamo fermati tutti. È stato terribile». A parlare con il Messaggero è un automobilista che venerdì pomeriggio si trovava sul Raccordo Perugia Bettolle poco dietro all'autoarticolato guidato da Ruggero Prelati, il 76enne morto sul lavoro precipitato dal cavalcavia su via Settevalli.

«Ero in auto, davanti a me un camion e poi quel mezzo rosso – spiega -. Improvvisamente lo abbiamo visto sbandare a destra e per la botta carambolare a sinistra. L'urto è stato tale che il guardrail ha ceduto e lo abbiamo visto volare di sotto. Se ha frenato? Assolutamente no». L'uomo si è fermato e come lui tutti quelli che erano dietro, tutti fermi in superstrada a cercare di capire se il camionista potesse uscire da quel groviglio di rottami caduto 25 metri sotto il Raccordo. «Stavamo lì e speravamo. Non sappiamo neanche cosa stessimo sperando, era impossibile salvarsi dopo quel volo – ripete -. Abbiamo ripreso l'auto e siamo usciti dal Raccordo e raggiunto via Settevalli, ma era chiaro che non potesse uscire vivo nessuno. Una scena del genere l'avevo vista solo nei film». Ed è stato questo, purtroppo, l'ultimo drammatico frame della vita di Ruggero Prelati, una vita spesa per la sua azienda di autotrasporti di Agello, su quella bisarca rossa fiammante che era il suo orgoglio. Il testimone spiega come all'inizio potesse sembrare una disattenzione, il mezzo che svirgola a destra e poi attraversa come una freccia la carreggiata. «Si è intraversato davanti a noi – chiude -, se si fosse distratto avrebbe potuto riprendere il controllo del mezzo. Di certo se avesse ceduto il guardrail a destra, sarebbe stata un'ulteriore tragedia, perché da lì sarebbe caduto direttamente sulla strada, sulle auto di passaggio».
Un'analisi lucida e che potrebbe essere confermata dai rilievi condotti dalla polizia stradale, che ieri è ritornata su quel pezzo di Raccordo adesso aperto come un balcone. In effetti non sarebbero presenti segni di frenata, ma gli accertamenti – svolti addirittura con l'aiuto di un drone – saranno certamente più preciso. Sicuramente, però, la testimonianza degli automobilisti confermerebbe le prime supposizioni: Prelati potrebbe aver avuto un malore che non gli ha lasciato scampo. Se sia stato, eventualmente, fatale quello o la caduta da 25 metri sarà l'autopsia a stabilirlo. Il suo corpo, infatti, è a disposizione dell'autorità giudiziaria e il sostituto procuratore Mara Pucci disporrà tutti gli accertamenti necessari a stabilire cosa sia successo.
Intanto, però, l'Anas ha stabilito la chiusura di quel pezzo di Raccordo tra Prepo e San Faustino in direzione Firenze fino alle 23 del 23 luglio: saranno necessarie quasi due settimane di lavoro, quindi, per ripristinare la sicurezza del cavalcavia Settevalli. «La corsia di sorpasso verrà riaperta una volta ripristinata la barriera di sicurezza stradale bordo ponte danneggiata», spiega un'ordinanza dell'Anas, intervenuta insieme a vigili del fuoco e 118 sul luogo dell'incidente. Prima, però, quando ancora non erano arrivate neanche le ambulanze, tra i piloni di via Settevalli, come raccontato da altri testimoni, è intervenuto anche chi ha provato subito ad aiutare Prelati. Compreso un primario del Santa Maria della misericordia che purtroppo, come tutti, prima dell'arrivo dei vigili del fuoco, non ha potuto fare nulla in mezzo a quell'ammasso di carrozzeria.
Detriti presenti per un altro incidente sempre venerdì, ma sulla E45, che ha visto impegnati polizia stradale, 118 e vigili del fuoco per ripristinare la viabilità.

LE REAZIONI
«Come Uil del territorio - spiega in una nota la Uil - non possiamo non gridare tutta la nostra indignazione per un’altra vita spezzata, per l’assurdità di finire uccisi nello svolgimento del proprio lavoro, un lavoro pesante a un’età decisamente inadatta.

Dobbiamo alzare il livello della mobilitazione di massa per richiamare l’attenzione dell’intero Paese sulla drammatica condizione di chi esce da casa per guadagnarsi il pane quotidiano e va incontro ad un tragico destino provocato non certo dalla malasorte, come abbiamo sempre ricordato con la campagna Uil ‘ZeroMortisulLavoro'»

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