L'ad di Acciaierie Italia Lucia Morselli ci riprova e scende tra gli operai di Taranto in sciopero
ma viene respinta: «Qui non è come a Terni, il dialogo si fa al Mise»

L'ad Lucia Morselli davanti ai cancelli delle acciaierie di terni nel 2014
di Vanna Ugolini
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Venerdì 6 Maggio 2022, 16:10 - Ultimo aggiornamento: 7 Maggio, 17:09

L'ad di Acciaierie italiane Lucia Morselli ci riprova. Mentre è in corso lo sciopero di 24 ore dei dipendenti diretti dello stabilimento di Taranto di Acciaierie d’Italia, di Ilva in As e dell’appalto proclamato dal Consiglio di fabbrica Fim, Fiom, Uilm e Usb e in maniera separata dall’Ugl Metalmeccanici scende tra i manifestanti per cercare un dialogo così come aveva fatto a Terni nel 2014.

«Qui non è come da altre parti - dice la voce di un sindacalista al megafono - le trattative si fanno al Mise, qui oggi si sciopera e non si dialoga». La proposta di un confronto dell'ad Morselli, scesa tra la folla con un caschetto da operaio, è stata dunque rimandata al mittente tra le grida degli operai che invitano l'ad ad andarsene. «Da parte dei lavoratori c'è la disponibilità a fare gli incontri in sede istituzionale e poi ognuno prenderà la sua decisione. Ma oggi si sciopera, non si parla con nessuno e stiamo qui fino a mezzanotte», ha proseguito il sindacalista. 

Nel 2014 l'allora ad di Ast Lucia Morselli aveva fatto un gesto analogo scendendo, di notte, tra gli operai delle acciaierie di Terni, in viale Brin, che con i picchetti davanti ai cancelli impedivano alle merci di entrare ed uscire. Morselli era scesa, di notte, dai piani alti della palazzina di fronte ai cancelli, andando direttamente a parlare con gli operai per chiedere di smontare i picchetti. Una decisione che fece sbiancare l'allora questore di Terni, il quale mandò subito gli uomini della Digos nel tentativo di dissuadere l'amministratrice delegata o, perlomeno di proteggerla da eventuali rischi. Fortunatamente non ce ne fu bisogno perchè furono gli stessi operai a fare una sorta di cordone di protezione a tutela dell'amministratrice, confinando nella parte esterna del circolo che si era formato intorno a lei, gli operai con gli animi più surriscaldati. Qualcuno girò anche una video che, però, non fu possibile pubblicare, per la quantità di improperi che conteneva. 

Anche allora Morselli non riuscì nel suo intento di dissuadere i manifestanti dallo sciopero e dai picchetti, nonostante l'ad fosse riuscita a scambiare una serie di battute con i manifestanti. Un dialogo durato circa un quarto d'ora che non sortì gli effetti voluti dall' ad. Il 17 ottobre a Terni si tenne una manifestazione contro il ridimensionamento delle acciaierie ternane che portò in piazza 30mila persone. Lo sciopero dei dipendenti delle acciaierie ternane contro il ridimensionamento di Ast e i licenziamenti, durò all'incirca 45 giorni, con manifestazioni di solidarietà da tutta Italia e, secondo gli esperti di storia sindacale, fu lo sciopero più lungo del dopoguerra. Fu anche una delle prime volte in cui comparvero le bandiere del M5S in una manifestazione a difesa dei posti di lavoro.

Va detto che, una volta conclusa la trattativa, quando il ridimensionamento del personale fu limitato e comunque fatto su base volontaria con incentivi e quando nell'accordo venne mantenuto il secondo forno, il bilancio sulla gestione dell'ad Morselli non fu considerato in maniera così negativa così come nei giorni caldi dello sciopero e il gesto del "faccia a faccia" con gli operai fu anche considerato, da qualcuno, coraggioso.

Ora resta da capire il significato del gesto dell'ad Morselli, il cui clamore che sa bene quali conseguenze può avere.