Secondo quanto emerso dalla ricerca, che si basa su 247 questionari compilati a fronte di 638 iscritti totali, anche in Umbria fra i professionisti del settore si fa sentire la paura di subire violenza. A questo proposito il 28,3% (pari a 70 assistenti sociali) ha dichiarato di «temere per la propria incolumità e per quella dei propri familiari una volta al mese» e 5 assistenti sociali hanno dichiarato «di temerne tutti i giorni». Paura legata a due tipi di violenze. La prima verbale, che secondo il 62,8%, pari a 155 persone, ritiene che in generale nei confronti degli operatori dei servizi sia aumentata negli ultimi cinque anni) e fisiche. La seconda fisica: il 27,5% (pari a 68 persone) ritiene sia aumentata negli ultimi cinque anni contro il 58,7% (pari a 145 persone) che non sa stimarlo. Globalmente a livello nazionale hanno subito minacce quasi il 90% dei professionisti, il 50% a livello locale.
Ma quanti sono nel dettaglio i casi di violenza? I primi dati raccolti, in fase di analisi, aiutano a delineare il fenomeno, che non sempre emerge. Il 57,6% (136 assistenti sociali) ha dichiarato di aver segnalato episodi di violenza verbale al proprio Ente, solo il 3,8% (pari a 8 assistenti sociali) al proprio Ordine e il 20,9% (46 assistenti sociali) alle forze dell’ordine. Pochi sono anche gli assistenti sociali umbri che hanno segnalato al proprio Ente episodi di danno ai propri beni e proprietà addebitabili all’esercizio della professione (il 19,2% pari a 30 persone), nessuno al proprio Ordine professionale e solo l’11,2% (pari a 17 persone) ha segnalato all’autorità di pubblica sicurezza.
«Gli elementi che emergono sono assai preoccupanti, per non dire inquietanti -spiega Cristina Faraghini, Presidente degli assistenti socialiumbri - sia per i riflessi di sicurezza che riguardano i colleghi sia perché è su questa figura professionale che si scaricano la sfiducia e la rabbia dei cittadini nei confronti delle istituzioni. Serve perciò attivare nuovi sistemi organizzativi e strategie metodologiche per gestire meglio le criticità, così come serve - ed è ormai ineludibile -investire in risorse professionali, nella formazione anche continua oltre a realizzare specifici interventi in tema di sicurezza nei luoghi di lavoro .
L’Ordine umbro punta ad avviare un percorso per sensibilizzare e promuovere una riflessione fra tutti i soggetti che possono essere coinvolti per ottenere cambiamenti importanti e offrire spazi di formazione e aggiornamento sui temi del conflitto e gestione dell’aggressività. Sulla vicenda interviene anche l’ordine nazionale, secondo cui molti professionisti «si trovano a lavorare in condizioni difficoltose – ha scritto il presidente Gianmario Gazzi in una nota – senza i necessari strumenti e tutele».
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