L'infettivologo Menichetti: «E' il momento della prudenza, preoccupato per l'apertura di tutte le regioni»

Francesco Menichetti, primario di Malattie infettive a Pisa
di Vanna Ugolini
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Giovedì 28 Maggio 2020, 14:59 - Ultimo aggiornamento: 29 Maggio, 08:06

Francesco Menichetti, primario di Malattie Infettive all'ospedale di Pisa, uno dei responsabili del protocollo per la sperimentazione della plasmaterapia contro il Coronavirus nel Centro Italia.

Ogni giorno sentiamo teorie diverse di suoi colleghi sull'andamento della pandemia. E' molto difficile per un cittadino sapere a chi credere, a chi fare riferimento. Dal suo osservatorio e secondo la sua esperienza, come'è la situazione oggi? Come dobbiamo comportarci?

«Io continuere ad essere sempre molto prudente. E' inevitabile che la diffidenza diventi uno sentimento che si diffonde e cresce davanti alle affermazioni contrastanti di esperti che a volte non si mettono d'accordo nemmeno con loro stessi. Quello che possiamo dire è di essere prudenti perchè la pandemia è nuova e siamo in ballo solo da cinque mesi. Ogni dichiarazione dovrebbe essere ispirata alla prudenza perchè è molto più quello che non conosciamo di quello che conosciamo»

Quali sono gli elementi più importanti che ancora non conosciamo?

«Sappiamo poco della risposta immunitaria che i soggetti infettati riescono a sviluppare, quanto durerà nel tempo. Non abbiamo alcuna terapia che abbia dimostrato solida efficacia: tutte le cure sono sperimentali. Sappiamo poco di come la terapia si comporterà in Italia. Fino ad ora abbiamo avuto un Nord devastato dalla pandemia, un centro che ha retto, che non è mai andato in difficoltà con le Rianimazioni e un Sud che è andato ancora meglio. Non sappiamo se continuerà così. Abbiamo visto che i punti deboli della diffusione sono stati prima gli ospedali poi le Rsa e gli isolamenti domiciliari. Non sappiamo se la diffusione continuerà in questo modo. Quello che possiamo dire è che il futuro dipende da come ci comporteremo in questi mesi, dipenderà da noi»

Movide, risse anche in Umbria: la preoccupano?

«Sì, questi comportamenti dei giovani adulti mi preoccupano. Vedo un atteggiamento da parte dei govani che non tiene conto che la fase due è di convivenza con il virus, mentre loro si comportano come se il virus sia stato superato. Questo non mi lascia tranquillo come non mi lascia tranquillo che tutte le regioni ripartano in modo sincrono. Non vorrei che il potenziale flusso di positivi anche asintomatici con un gradiente dal nord al sud per le vacanze  crei problemi importanti»

Alcuni suoi colleghi sostengono che il virus si sia indebolito. In effetti le Rianimazioni si stanno svuotando.

«Le Rianimazioni si stanno svuotando ma non abbiamo evidenze sul fatto che il virus si sia indebolito. Ora noi vediamo malati di altre malattie, malati oncologici o cardiopatici, ad esempio, che accidentalmente risultano anche positivi al tampone, quindi sono positivi asintomatici. Questa è la situazione. Non posso però dire che questo dipende dal fatto che il virus si sia indebolito. Bisogna aspettare. Noi dobbiamo comportarci tutti come se fossimo positivi asintomatici, essere protagonisti del nostro futuro e avere comportamenti responsabili in modo da poter affrontare un autunno e un inverno in maniera non drammatica. Ripeto: siamo noi protagonisti e responsabili del nostro futuro».

Stanno esplodendo le teorie complottiste che mettono in dubbio la letalità del virus.

«La gente muore di Covid purtroppo e non è un complotto è una drammatica realtà. E tanta gente con delle patologie croniche o anziani non sarebbero morti se non si fossero ammalati di Covid.
I conti li faremo tra un anno, confrontando i dati Istat sulla mortalità rispetto al 2019 per periodi e fasce d'età. E vedremo che la forbice sarà ampia. E' una pandemia, non è un sogno nè un complotto».

Come si spiega che tanta gente non si renda conto di quanto sta succedendo?

«Probabilmente non riesce ad elaborare un pensiero semplice: che queste pandemie sono generate da un rapporto distonico tra l'uomo e la natura. Si preferisce pensare a un incidente di laboratorio mentre queste cose succedono per il rapporto distonico che abbiamo con gli esseri viventi, con gli animali. Tutta la storia della medicina ci ammonisce a rispettare delle regole, a non piegare la natura alle nostre necessità. E' un discorso di modello di sviluppo, di filosofia, non di complotti . Bisogna restare freddi, prudenti, moderati, responsabili».

C'è stata anche confusione sull'uso della mascherina. Lei cosa ne pensa?

«La mascherina è una forma di rispetto per gli altri, protegge in primo luogo l'altro. Se tutti la usiamo siamo tutti più protetti. Poi se io vado a correre da solo nel bosco posso non usarla. Se sono un ristoratore la devo mettere sempre, cambiare spesso e non toccarla con le mani. Va gestita con rispetto e indossata con correttezza»

Lei è uno dei responsabili della cura sperimentale col plasma. Nei giorni scorsi ha voluti fare chiarezza su alcune ombre che erano state gettate circa l'uso del plasma.

«Ci sono i morti, ci sono i malati. Veramente ci vorrebbe più misura. Erano state gettate ombre sull'uso delle donazioni, un messaggio equivoco che poteva lasciare disorientati i donatori di sangue e di plasma. Per questo è stato necessario fare chiarezza».

A che punto è la sperimentazione con il plasma?

«E' ferma perchè non ci sono i malati.

Ma sono il primo a essere felice se non sarà possibile fare la sperimentazione per questo motivo. I dati arriverranno dall'America, per noi sarebbe un gran successo non dello studio ma dell'intero paese».

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