Strage di via Palestro, il ricordo di Stefano Picerno
«Riqualificare San Giovanni anche per questo eroe»

Strage di via Palestro, il ricordo di Stefano Picerno «Riqualificare San Giovanni anche per questo eroe»
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Martedì 28 Luglio 2020, 08:50 - Ultimo aggiornamento: 08:51

TERNI San Giovanni non è solo il quartiere della droga, dei pusher, dei tossicodipendenti, e quindi del degrado sociale. Nel nostro quartiere vive tanta brava gente, operai soprattutto, e poi qui è cresciuto mio fratello, Stefano Picerno, un eroe nazionale insignito della medaglia d'oro al valore civile. Elisabetta Picerno, la sorella di Stefano, il vigile del fuoco morto a Milano il 27 luglio del 1993, ha voluto ricordare l'anniversario della morte di suo fratello pensando ai due ragazzini morti nei giorni scorsi, quando San Giovanni è tornato alla ribalta della cronaca nazionale. (Gianluca Alonzi, uno dei due, lo studente dell'Itt, abitava a San Giovanni, così come è di San Giovanni Aldo Maria Romboli, colui che ha venduto quel mix maledetto di droga ai due ragazzini). Stefano Picerno, di professione vigile del fuoco, era nato a Terni nel settembre del 1956 ed abitava a San Giovanni in via Milazzo, al numero civico 53. E' morto esattamente 27 anni fa, in quella che è ricordata come la strage di via Palestro. «Mio fratello era un ragazzo speciale, aveva solo 36 anni quando è morto ed era tornato il giorno prima dal viaggio di nozze. Si era appena sposato con una ragazza milanese dopo tre anni di fidanzamento. Il destino è stato davvero crudele con lui. Quel pomeriggio non doveva neanche lavorare. Un collega ebbe un problema e lui non esitò un attimo a sostituirlo». Stefano Picerno è morto nell'attentato di via Palestro, un attentato dinamitardo, di stampo mafioso. Era stata appena approvata la legge 41 bis, il carcere duro per i reati di Mafia e Cosa nostra decise una rappresaglia. Quella sera maledetta, erano circa le 23, il vigile urbano Alessandro Ferrari notò in via Palestro una Fiat 1 sospetta parcheggiata proprio di fronte alla galleria d'arte. Da quell'auto fuoriusciva, infatti, fumo. Il vigile urbano chiamò i vigili del fuoco che intervennero prontamente. Stefano era il capo squadra. Lui capì subito di cosa si trattava, fece allontanare tutti, fece sgombrare la zona, ma all'improvviso, prima che arrivassero gli artificieri, che erano stati avvisati, quell'auto saltò in aria. Insieme a Stefano morirono altri due vigili del fuoco, il vigile urbano e un marocchino che venne raggiunto da un pezzo di lamiera mentre dormiva su una panchina. «Amo la mia città, il mio quartiere, e vorrei tanto che i miei concittadini ricordassero mio fratello, un uomo che ha dato la sua vita per salvarne altre. Non ci ha pensato un attimo quella sera maledetta, che ha cambiato per sempre la vita della mia famiglia, a rischiare la sua per salvarne tante altre. E' proprio nel suo ricordo, noi di San Giovanni, sono anni che ci battiamo per riappropriarci degli spazi pubblici del quartiere, a cominciare dal campetto dove siamo cresciuti. Una volta nel nostro quartiere non c'era droga, ma solo amicizia e valori. Oggi i ragazzi sono invece soli, abbandonati al loro destino, e muoiono adolescenti. Non è possibile. E' ora di fare qualcosa. Le chiacchiere di circostanza non bastano più».

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