Marini, ok alla fiducia ma con il voto decisivo della presidente: dimissioni congelate per 15 giorni

Marini, ok alla fiducia ma con il voto decisivo della presidente: dimissioni congelate per 15 giorni
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Sabato 18 Maggio 2019, 10:57 - Ultimo aggiornamento: 20 Maggio, 10:13
PERUGIA - La governatrice Catiuscia Marini incassa “la fiducia” della sua maggioranza con 11 voti in consiglio regionale. Ma l'undicesimo voto, decisivo, è proprio quello della presidente. C'è il sì del vicepresidente Fabio Paparelli e non c'è quello di Giacomo Leonelli. Dopo il voto, la presidente prende la parola e chiude il suo lungo intervento annunciando di volersi prendere 15 giorni per decidere se confermare o meno le dimissioni.

LA CRONACA
Il giorno del ko di Catiuscia Marini inizia alle 9,07 con una nota del Pd di Perugia che suona così: «Appare chiaro come manchino le minime condizioni politiche per garantire un governo solido e riforme serie per l’Umbria. Provare a farlo sotto assedio, con un logorante stillicidio quotidiano, significherebbe solo prolungare una lenta agonia, con una sorta di accanimento terapeutico che non serve all’Umbria e agli umbri. E tanto meno al Pd.È giunto quindi  il tempo di dare un chiaro e netto messaggio di cambiamento. E’ giusto farlo. Siamo obbligati a farlo».
La seduta del consiglio regionale con all'ordine del giorno il voto sulle dimissioni di Catiuscia Marini è convocato per le 10, ma i consiglieri si presentano in Aula un'ora più tardi, dopo l'ennesima tesissima riunione di maggioranza.
Catiuscia Marini entra in consiglio regionale alle 11, insieme all'assessore Antonio Bartolini, quando il socialista Silvano Rometti ha iniziato da pochi istanti il suo intervento dai banchi della maggioranza. Rometti rivendica «il buon lavoro del governo regionale, la sanità che funziona... e chi verrà dopo di noi troverà una Regione sana. Io ero contrario alle dimissioni della presidente. Ora, alla luce del clima che si è creato, dobbiamo chiudere in modo ordinato la legislatura con un voto anticipato entro quest'anno. Vanno affrontate questioni importanti: ricostruzione, fondi europei, norme sulla sanità. Mi ha sorpreso l'atteggiamo del Pd che ha usato due pesi e due misure: non servono scelte di abbandono, ma di cambiamento».
Alle 11.10 prende la parola Giacomo Leonelli, l'ex segretario del Pd, tra i più decisi a chiudere in anticipo la legislatura: «La settimana di pausa non è stata sufficiente a fare sintesi. L'Umbria non merita di essere descritta come fa Salvini, come una landa desolata da conquistare, gli umbri sono orgogliosi della propria terra ed è merito della cultura del centrosinistra. Ora non si può fare solo la dicotomia giustizialisti-garantisti. C'è la certezza di non aver mai avuto atteggiamenti clienterali da parte del Pd? Chi rappresenta le istituzioni deve essere autorevole. Dobbiamo chiedere scusa ai nostri elettori, la selezione della nostra classe dirigente deve avvenire con il merito, non altro. Tenuto conto di questo, il mio voto contrario alle dimissioni non ci sarà».
Alle 11.30 Per l'opposizione inteviene Marco Squarta (Fdi): «Non ci sono le condizioni per andare avanti, la maggioranza non c'è più. Non si può tirare a campare con una maggioranza che non ha la forza di risolvere i problemi della regione». Poi Claudio Ricci: «Non si può che mettere fine a questa legislatura, ricostruendo la credibilità necessaria».
Quindi Attilio Solinas (Mdp): «Quale membro della maggioranza, non farò venir meno la lealtà a Catiuscia Marini». Durissimo l'intervento di Valerio Mancini (Lega): «La legislatura deve finire, secondo un percorso ben definito dalla legislatura».
12,30 Andrea Liberati (M5S): «Si chiude una storia di 49 anni, ma se il consenso è stato protratto per così tanto tempo è perché esiste la cappa di un sistema... qualcuno doveva rimanerci in mezzo primo o poi. Ora bisogna fare un passo indietro per farne due avanti. L'appello è ad un diverso approccio con la cosa pubblica, nel rispetto del merito. Speriamo in un sussulto di certe caste pigre. Auspico venga ascoltato il sentimento popolare emerso in questo mese».
Alle 14,36 si vota la mozione di fiducia alla Marini. Leonelli non vota, Paparelli sì. Si arriva a 10, per la maggioranza serve un altro voto: la presidente Marini schiaccia il pulsante e i voti sono 11. La mozione che chiede alla Marini di ritirare le dimissioni è approvata.
Subito dopo Catiuscia Marini prende la parola: «L’articolo 64 mi impone di rappresentare, dopo il respingimento di oggi, se intendo confermare le dimissioni: lo farò in tempi brevi e nel rispetto dello statuto regionale.  Non c’è qualcuno che possa pensare che dopo essere stato protagonista della vita amministrativa istituzionale e avere gestito le fasi più complesse delle decisioni politico istituzionali adesso possa essere a capo di una presunta moralizzazione. Questa Regione non ha macerie, ha difficoltà, punti di forza e criticità ma fa parte di quelle civili, responsabili, sempre rientrata nelle regole e nei parametri richiesti. La decisione di una carica eletta direttamente viene assunta in autonomia, non sottoposta ad alcuna logica, non può essere accerchiata dalle voci che si propagano, ma deve ascoltare ciò che dice la società se dice che è bene chiudere. La responsabilità è anche su come si chiude la legislatura. Ho agito sempre con onestà, in buona fede e rispettando la leggi».
 
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