Maria Chiara morta per droga, gli investigatori: «Il fidanzato ha avuto un ruolo attivo»

Maria Chiara morta per droga, gli investigatori: «Il fidanzato ha avuto un ruolo attivo»
di Nicoletta Gigli e Vanna Ugolini
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Mercoledì 14 Ottobre 2020, 10:33 - Ultimo aggiornamento: 11:18

AMELIA (Terni) Gli amici di Maria Chiara si abbracciano mentre appendono uno striscione sulle mura di cinta di Amelia e fanno volare in cielo lanterne di luce. Uno di loro al centro della piazza con la spada in mano fa mosse di Kung fu, per omaggiare quella che era stata una campionessa - tre ori nazionali al collo e una marea di altre medaglie - e che invece non ce l'ha fatta a vincere le sue paure, le sue fragilità.

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Dietro quel pezzo di stoffa che sventola sul punto più alto della città gli amici e le amiche scrivono gli ultimi pensieri, le loro dediche per questa ragazza che ha vissuto un solo giorno dei 18 anni, uccisa da una dose di eroina da venti euro che aveva chiesto come regalo di compleanno al suo fidanzato, Francesco Gnucci, 21 anni, ma un passato molto più oscuro rispetto a lei e che lui le aveva comprato a Roma, dove erano andati insieme, venerdì scorso, il giorno del compleanno di lei. La dimensione della tragedia della morte di Maria Chiara Previtali è anche qui. Nello smarrimento degli amici. Nel brivido freddo che provano i genitori quando pensano a quanto è successo, «perchè se è successo a Maria Chiara, che fino a giugno era la ragazza più buona e solare del mondo, può succedere a tutti i nostri figli». Nel dolore che sicuramente si rinnova nel petto delle madri di Flavio e Gianluca, i due ragazzini di Terni uccisi dalla droga a luglio, anche loro scivolati dal sonno alla morte come Maria Chiara senza che nessuno abbia fermato quella discesa nonostante ci fossero tutti i segnali per capire che stavano male.

 

Nel dolore di due famiglie annientate e beffate dal destino: il padre di Maria Chiara è impegnato alla Comunità Incontro di Don Gelmini.

Ogni giorno tenta di salvare le vite dei giovani che si affidano a lui e non ha salvato quella della figlia. Il padre di Francesco è un carabiniere in pensione che ha vissuto nel segno della legalità e ora ha un figlio che sta dall'altra parte di quel confine.

Flavio e Maria Chiara hanno destini incrociati: frequentavano la stessa scuola, il liceo Donatelli di Terni. Un'insegnante e la preside, Luciana Leonelli, avevano segnalato alla famiglia che qualcosa non andava in lei al rientro dalla vacanze, così come l'avevano fatto per Flavio. Entrambe le famiglie erano intervenute, quella di Maria Chiara aveva chiesto l'aiuto di uno psicologo. Ora la preside è straziata: «Sono stremata, ci mettiamo tanto impegno ma non sappiamo cosa fanno questi ragazzi quando escono da scuola. E' una emergenza sociale».

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Anche Maria Chiara come Flavio e Gianluca, aveva dato segnali, ma nessuno se n'è accorto o li ha voluti recepire. Stava già male al ritorno da Roma, dove avevano concluso la giornata iniettandosi l'eroina comprata. Non aveva fame, provava sonnolenza ma nessuno ha voluto vedere come stesse veramente. Poi il brindisi con gli amici a casa di lui per i suoi 18 anni e la notte che è finita nel buio. Per lei era il primo buco e non si è più svegliata. Lui invece, già abituato alle sostanze stupefacenti, si è svegliato senza problemi.

Oggi le indagini consegnano una svolta, una svolta che il paese attendeva da giorni. Perchè l'ipotesi di reato per cui è indagato il fidanzato di Maria Chiara è passata da "omissione di soccorso" a "omicidio preteritenzionale". Dunque, secondo i carabinieri che stanno investigando e la procura della Repubblica di Terni, Francesco non ci ha messo solo troppo tempo a chiedere aiuto per salvare Maria Chiara - "Ho provato a rianimarla, l'ho messa sotto la doccia per vedere si riprendeva, poi ho chiamato una mia parente per sapere cosa dovevo fare e lei mi ha detto chiamare il 118", ha dichiarato ai carabinieri ricostruendo quei minuti -. No, secondo gli investigatori Francesco ha avuto un ruolo più attivo. E sul suo ruolo lui si sarebbe contraddetto: da qui il cambio dell'ipotesi si reato. Certo suonano come pugnalate le parole che lui ha dichiarato il giorno dopo che la sua ragazza è morta con la testa appoggiata al cuscino vicino al suo, a una trasmissione televisiva: «L'ha voluta comprare lei, se non ci fossi stato io l'avrebbe fatto lo stesso». Come se lui non fosse responsabile di una ragazza, minorenne fino al giorno della sua morte, che si era affidata a lui. Un "non è colpa mia", come se fosse più importante giustificare la propria posizione piuttosto che mettere davanti a tutto il dolore per la perdita. 

Un comportamento che in paese ha fatto crescere la tensione, tanto che il padre e il fratello di Francesco sono andati a vivere fuori dall'Umbria, lontani tre ore e mezzo di macchina e gli investigatori li hanno fortemente consigliati di starci il più possibile. «Dobbiamo allentare la tensione - ha detto il procuratore della Repubblica di Terni, Alberto Liguori - stiamo lavorando, stiamo ricostruendo nei minimi particolari quello che è successo e stiamo anche indagando fuori Roma. Verrà fuori tutto quello che è successo», ha detto, facendo capire che i carabinieri sono sulle tracce anche del pusher della Capitale che ha venduto la dose ai due ragazzi. Francesco avrebbe detto di non sapere come si chiama ma ai carabinieri ha indicato su Google maps la zona di Roma dove l'hanno comprata dopo essere arrivati là in treno. 

Sul fronte delle indagini i carabinieri hanno disposto il sequestro dell'appartamento dove Francesco viveva col fratello e dove - secondo le voci raccolte in paese - anche Maria Chiara era andata a vivere da qualche giorno, nonostante la contrarietà dei suoi genitori. Che avrebbero fatto di tutto per farla tornare a casa, facendo leva anche sul fatto che era ancora minorenne. Ma gli incastri del destino hanno giocato tutti a sfavore di questa ragazza. 

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