Marco Settimi, orvietano alluvionato a Senigallia: «Abbiamo perso tutto, dalle Istituzioni servono aiuti concreti»

Marco Settimi, orvietano alluvionato a Senigallia: «Abbiamo perso tutto, dalle Istituzioni servono aiuti concreti»
di Monica Riccio
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Venerdì 14 Ottobre 2022, 00:50

«Abbiamo perso tutto. A casa nostra non è rimasto più niente». A parlare è Marco Settimi, orvietano di 39 anni - protagonista per molte edizioni, con la maglia biancoverde dell'Olmo, della Staffetta dei Quartieri di Orvieto. Con la moglie Veronica e i due figli, un bambino di 5 anni e una bambina di soli 8 mesi, Marco vive a Brugnetto, in una frazione di Senigallia, in provincia di Ancona, e dalla notte del 15 settembre, la notte della violenta esondazione del fiume Misa che ha messo in ginocchio la città, fa parte delle centinaia e centinaia di persone che hanno perso tutto, compreso i sogni di un futuro sereno e tranquillo.

Marco e Veronica, con i loro bambini, vivono dal 2019 in un complesso, Villa Giannini, un grande immobile risalente al 1400 che nel 2009 è stato ristrutturato e trasformato in un mini quartiere abitato da 15 famiglie.

Nella notte della esondazione del Misa la loro casa, che si trova a pian terreno, è stata in pochi minuti invasa dall'acqua del fiume. Acqua e fango in pochi minuti hanno distrutto tutto, porte, mobili, elettrodomestici, giochi dei bambini, ricordi, affetti, tutto.

«Non dimenticheremo mai quella notte – racconta Marco – intorno alle 21:30 alcuni amici che abitano a Pianello ci chiamano e ci dicono che da loro il fiume sta uscendo. Così cerchiamo insieme  alle altre famiglie di capire cosa fare, nel frattempo sentiamo aumentare il rumore dell'acqua che scorre nel fiume, lontano dalle nostre case 6-700 metri. Alle 23:30 vediamo arrivare l'acqua nei campi, così saliamo al piano superiore, noi e un'altra famiglia come noi con due bambini. L'acqua in pochi minuti è arrivata alle case, non c'è stato il tempo fare nulla, la vedevamo salire le scale, verso di noi, che non avevamo vie d'uscita. Nel frattempo, mentre il livello dell'acqua saliva, sentivamo rompersi vetri, non era un'onda ma un costante e inesorabile salire di livello, pauroso. Abbiamo chiamato tutti quelli che potevamo chiamare, dai Vigili del Fuoco all 118, disperati. Poi l'acqua ha smesso di salire a pochissimo da noi. Siamo rimasti lì, con i bambini tra le braccia, continuando a chiamare, a chiedere aiuto, abbiamo capito subito che tutta la città stava chiedendo aiuto. I Vigili del Fuoco sono arrivati alle 3:30 e ci hanno portato in salvo su dei materazzini e ci hanno sistemato fuori in una zona più alta che non era stata invasa dall'acqua. La mattina, ci hanno portati al Seminario di Senigallia insieme a tanta altra gente, li ci hanno dato una stanzetta, dei letti, dei vestiti. Nei giorni successivi sono riuscito a tornare verso casa e il mondo mi è crollato addosso, non c'era più niente, solo fango. Poi ci hanno spostati in un albergo dove siamo stati trattati più che bene, da famiglia proprio, ma era pur sempre una stanza di albergo».

Da qualche giorno Marco e Veronica hanno preso una casa in affitto, bloccato il mutuo della casa per un anno, e stanno ricominciando una vita piena zeppa di interrogativi.

«Abbiamo bisogno di certezze - dice Marco - il sindaco, ci ha ricevuti più volte, stanno per arrivare i fondi dell'emergenza, tutti faremo domanda, ma poi? Cosa ne sarà di noi? Abbiamo bisogno che le istituzioni non ci dimentichino – dice – abbiamo bisogno di aiuti concreti non di promesse, né di progetti, ci serve supporto e ci serve subito».

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