«Pensare solo al lavoro e non ai figli non è maltrattamento»: Perugia, professionista quarantenne assolto in Appello

La Corte d'appello di Perugia (FOTO D'ARCHIVIO)
di Michele Milletti
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Mercoledì 7 Giugno 2023, 07:10

PERUGIA - Non è certo il miglior padre del mondo, ma nemmeno uno che maltratta i suoi figli. Perché il suo essere primariamente concentrato sul lavoro lo rendono «rigido e disinteressato» nei confronti dei due bambini avuti con l’ex compagna, ma questo non significa che abbia dato vita a comportamenti violenti e di maltrattamento.
Sono le conclusioni cui è giunta la Corte d’appello di Perugia, con sentenza depositata lo scorso 15 maggio, che ha assolto un professionista quarantenne perugino dalla condanna per maltrattamenti in famiglia.
IL PROVVEDIMENTO
Una brutta storia, come tutte quella in cui ci sono dei figli a soffrire per due genitori che non vanno più d’accordo. Finché l’uomo viene accusato dall’ex compagna di maltrattamenti nei confronti dei loro figli e condannato in primo grado. L’uomo ha presentato ricorso in Appello e ha visto accolte le proprie ragioni. «Non integrano l’elemento oggettivo del delitto di maltrattamenti di cui all’art. 572 codice penale le condotte del padre che trascuri di sviluppare un sano rapporto di cura ed educazione nei confronti dei figli, ma che al contrario si dimostri rigido, freddo e disinteressato nei loro confronti e dedichi la maggior parte del proprio tempo al lavoro» scrivono i giudici di secondo grado nella sentenza.

«Nel caso di specie - si legge ancora - in parziale riforma della sentenza di primo grado, la Corte d’Appello assolveva dal delitto di cui all’articolo 572 codice penale il padre che si era mostrato negligente nello sviluppo di un rapporto educativo e di fiducia nei confronti dei suoi due figli, ma che non aveva adottato vere e proprie condotte maltrattanti.

In particolare, il giudice del gravame rilevava come dalle risultanze probatorie non erano emersi elementi idonei a dimostrare l’adozione di condotte vessatorie o violente nei confronti dei figli, tali da integrare il delitto di maltrattamenti contro familiari».

Al di là della sentenza, il tema è comunque delicato e complesso. Perché c’è la sofferenza di due innocenti, perché ci sono questioni civili legate al mantenimento e all’affido dei figli, ma anche perché ci sono inevitabili e contrapposti modi di vedere le cose. Perché se una denuncia prima e una condanna in primo grado poi non possono, evidentemente, essere basate sul nulla, c’è anche chi si schiera dalla parte del padre. «Questa sentenza contribuisce a ridare fiducia nei giudici da parte di padri memori dei trattamenti, incomprensibili e fuori da qualsiasi logica giuridica, subiti ingiustamente, estromessi, di fatto, dalla vita dei propri figli e ridotti alla miseria» dice Ubaldo Valentini, presidente dell’Associazione genitori separati per la tutela dei minori.

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