«L'identità è un velo sottile, coperto
dai nostri pregiudizi». A Magione
stasera in scena c'è Valeria Solarino

«L'identità è un velo sottile, coperto dai nostri pregiudizi». A Magione stasera in scena c'è Valeria Solarino
di Michele Bellucci
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Martedì 15 Novembre 2022, 13:22

PERUGIA - Questa sera al Teatro Mengoni di Magione andrà in scena “Gerico Innocenza Rosa” interpretato da Valeria Solarino, uno degli spettacoli più attesi di questa stagione come sempre curata dal Teatro Stabile dell'Umbria (inizio alle 21). Intensa e ricca di suggestioni, l'opera scritta e diretta dall'attrice, drammaturga e regista Luana Rondinelli, promuove la cultura dell’inclusione affrontando con sensibilità un tema complesso come l’accettazione di se stessi. La Solarino viene chiamata a sostenere in un coinvolgente monologo la molteplicità dei personaggi che costellano il mondo del protagonista, Vincenzo, un ragazzo che affronta il suo percorso di “transizione” verso l’altro sesso. Questo attraverso un dialogo con personaggi come la nonna che lo ha sempre sostenuto e la madre, fredda e distaccata, ma anche con i cugini e i vicini di casa.

Valeria Solarino, cosa c’è in questo spettacolo al di là dell’identità di genere?
Al centro ci sono la ricerca e il percorso del protagonista, ma personalmente lo vivo come se trattasse dell’identità in generale. Lo affronto cercando di riflettere su qualcosa di più ampio.

Quindi cos’è per lei l’identità?
Ammetto che prima di fare questo spettacolo la vedevo come se fosse uno zaino, da riempire con tutto quel che ci accade nella vita per poi un giorno svuotarlo e guardare cosa abbiamo fatto. Invece ora vedo l’identità come un velo sottile, che riesci a scorgere solo scostando tutti i pregiudizi che assorbiamo e che non ci appartengono. Alcune di queste “imposizioni sociali” le sperimenti, magari in famiglia, ma non fanno parte di noi e questo mina la nostra identità. Quindi è importante fare pulizia.

Questo è ancor più vero se si parla di genere sessuale?
Direi di sì. Il fatto di voler imporre un codice, ovvero dire che ci sono scelte naturali e altre “contro natura” è come affermare che c’è un giusto e uno sbagliato.

Questo magari vale nella Legge, ma di certo non nell’individuo.

Crede che le nuove generazioni abbiano una sensibilità diversa?
Sicuramente c’è una distanza tra me e i miei nipoti non ancora ventenni. Però non credo che il bombardamento mediatico che subiscono, tra Social e informazione frammentata, faccia una grande differenza. Temo che li porterà alla superficialità, ma staremo a vedere. Quando vedi dei bambini giocare è evidente che non fanno differenza le tendenze sessuali o le provenienze geografiche.

E per lei?
Per me è davvero uguale, se ti presenti con un aspetto femminile mi viene naturale definirti “lei” ma se mi fai notare che stai facendo una transizione cambio senza problemi. Però capisco che i ragazzi hanno bisogno di affermarsi e questo, soprattutto in alcuni posti, è un qualcosa di ancora molto complesso.

In questi ragionamenti c’entra anche il suo amore per la filosofia?
Beh, il mio voler approfondire la filosofia è stata una scelta basata sul “cosa mi piace fare” e da poco ho ripreso a dare gli esami per laurearmi. Però mi rendo conto che adesso tutto quel che studio ritrova immediatamente un collegamento con la realtà contemporanea, mentre 20 anni fa non succedeva.

A proposito di cambiamenti, come ha ritrovato il teatro dopo il lockdown e in questa nuova stagione?
Prima delle chiusure avevo ripreso a recitare in teatro ma non con un monologo, quindi tornare dopo questo stop stando da sola sul palco è stato tanto emozionante quanto faticoso. Quando hanno riaperto consentendo il massimo della capienza mi accorgevo che la gente aveva ancora paura mentre in questa nuova stagione la vedo più distesa. Diciamo che il pubblico non ha più quel terrore, ma stiamo tutti ancora cercando di gestire i giustificati timori dopo quel che abbiamo vissuto.

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