«Mio marito vuole tornare a Terni ma è bloccato a Wuhan»

«Mio marito vuole tornare a Terni ma è bloccato a Wuhan»
di Nicoletta Gigli
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Domenica 23 Febbraio 2020, 21:36 - Ultimo aggiornamento: 21:50

TERNI «E' tornato nel suo paese dopo tanti anni, sperava di festeggiare il capodanno cinese, che quest'anno è iniziato il 25 gennaio ed è andato avanti per quindici giorni. E invece quando era lì, qualche giorno prima che la notizia arrivasse in Italia, è scattato l'allarme coronavirus. Da oltre un mese è chiuso in casa e non sa se e quando potrà rientrare a Terni. Di certo lo farà con tutte le cautele che vengono usate nel nostro paese, dove le persone si auto isolano da sole ». A parlare è Lia, una commerciante cinese che da tanti anni vive a Terni. E' amica del titolare di uno dei primi negozi di acconciatura aperto in città da una famiglia cinese. Un negozio che, grazie ai prezzi concorrenziali e alla velocità con cui il personale riesce a fare le tinte e la messa in piega, è stato sempre pieno di gente. Ma che in questo periodo, per la paura del coronavirus, ha visto calare in modo importante la propria clientela.
A Terni è rimasta la famiglia di lui, moglie e figli, che non hanno la minima idea di quanto l'uomo potrà rientrare. Il titolare del negozio dai primi gennaio si trova a qualche centinaio di chilometri da Wuhan, la città cinese isolata dallo scorso 22 gennaio perché epicentro dell'epidemia di coronavirus. Nonostante questo l'uomo da oltre un mese vive tappato in casa, in una città dove, per precauzione, sono stati interrotti anche i collegamenti ferroviari. Resta lì, in attesa di notizie e soprattutto che rientri l' allarme. «Non sappiamo quando potrà tornare, aspettiamo», dice la moglie che parla l'italiano a stento e che aspetta i clienti che, nonostante sia sabato pomeriggio, sono sempre meno numerosi. La certezza è che la paura del virus si fa sentire un po' in tutte le attività commerciali gestite dai cinesi. In città ce ne sono tante.
In un paio di negozi da diversi giorni la saracinesca resta abbassata e non ci sono cartelli a spiegare le ragioni di queste improvvise chiusure. «Il lavoro è un po' diminuito, ma non come temevamo», si affretta a dire la commessa di un negozio di abbigliamento a due passi da corso Tacito che sta servendo una cliente. «Noi non ne abbiamo risentito più di tanto - racconta il titolare di un bar del centro. Anche se da qualche settimana abbiamo notato un lieve calo di clienti il lavoro va avanti, è un po' diminuito ma la gente, quella che si informa e non si fa prendere da un immotivato panico, per fortuna continua a venire». Va avanti senza grossi contraccolpi anche l'attività di uno storico negozio di casalinghi, dove tre persone sono in fila per pagare i propri acquisti: «La gente ormai ci conosce - dice il titolare - sa che da tanti anni non torniamo nel nostro paese per cui non ha paura di continuare a venire a fare acquisti nel nostro negozio». A fare una lucida analisi della situazione è Lia, arrivata in città più di 15 anni fa insieme alla sua famiglia con un biglietto di sola andata. Lei l'italiano lo parla alla perfezione: »Noi in Cina non ci siamo più tornati, ma posso assicurare che nel nostro paese la situazione è assolutamente sotto controllo. Chi si trova lì in questo periodo non ha alcuna intenzione di rientrare in Italia finché non sarà cessato l'allarme. Anche se potrebbe farlo tranquillamente, utilizzando un volo che fa scalo visto che quelli diretti sono bloccati». Chi è costretto a rientrare per ragioni familiari o di lavoro lo fa con tutte le cautele del caso: «C'è un mio amico che sta tornando e che si auto isolerà per 15 giorni prima di andare a casa sua e riprendere ogni contatto con gli altri in tutta sicurezza- dice Lia. Molti degli italiani che tornano dalla Cina non fanno così, non usano tutte le accortezze che seguiamo noi».
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