Cinema Lucioli, Castellani lascia a giugno

Cinema Lucioli, Castellani lascia a giugno
di Vanna Ugolini
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Giovedì 20 Febbraio 2020, 09:06 - Ultimo aggiornamento: 10:27

Michele Castellani, gestore del cinema Lucioli.

Dopo il caffè Bugatti che chiude a marzo cosa succederà al cinema Lucioli?
«Non lo so. Io ho dato la disdetta del contratto e a giugno me ne vado».

Quali sono i motivi che la spingono a lasciare?
«Non ci sono le condizioni economiche per andare avanti. Il cinema è un'azienda e i conti devono tornare. Le spese sono importanti: basti pensare che il 50 per cento degli incassi va alla distribuzione. La struttura, poi, è molto grande. Abbiamo concorrenza dalle produzioni come Netflix e dalla multisala che fa prezzi più bassi. Comunque credo che il cinema andrà avanti, magari con un'altra gestione».

La sua gestione non si era limitata al cinema, c'era dietro un vero e proprio progetto culturale. Le due edizioni del Terni Pop Film festival hanno avuto un bel successo.

«Vero. Su quel cinema io avevo creato un progetto culturale. A parte il festival, grazie al quale siamo riusciti a portare a Terni prime nazionali di film e attori importanti che hanno dialogato con la città, abbiamo anche dato spazio a tante associazioni, facendo anche delle proiezioni singole. Poi ci siamo aperti alle scuole, con progetti importanti, esponendo anche i lavori delle classi dentro al cinema. Abbiamo ospitato degli eventi di associazioni più piccole, come il Terni Horro Festival e Popoli e religioeni, cominciando a creare un tessuto di relazioni che stava dando buoni frutti. Dispiace non riuscire a portare avanti questi progetti».

Si è sentito solo?

«Io non faccio cinema come mia prima attività. Con il cinema volevamo dare alla città un'attività culturale, volevo far diventare il Lucioli un contenitore di eventi che servissero alla città. Il nostro progetto non è stato, però, sostenuto da nessuno. Ci dicono che siamo dei privati e che dobbiamo fare da soli. Ma quando fai eventi gratuiti e aperti al pubblico, sicuramente l'approccio non è quello di una semplice azienda privata».

La sento parlare con un po' di amarezza.

«Dispiace che non riusciamo a concretizzare il lavoro iniziato, non riusciamo a vederne i frutti. Eppure abbiamo investito e creato un fetta di mercato culturale che prima non c'era. Non penso che prima di Terni Pop Festival a Terni sia mai venuto Vanzina e sia rimasto due ore a parlare con la gente. O Marco Bocci, o Terence Hill a presentare il suo film in prima nazionale. Il risvolto mediatico della nostra progettazione ci ha dato risultati impensabili, soprattutto se pensiamo che siamo partiti da zero. Ma i numeri non ci consentono di andare avanti. Spero, comunque, che qualcuno continui a portare avanti questo discorso».

A Terni manca il Teatro e il Politeama una volta lo era. Potrebbe tornare a esserlo?

«Il vuoto del teatro e del mercato coperto sono due buchi enormi nel tessuto sociale della città. In architettura i vuoti sono gli spazi più interessanti, perchè in quelli si creano le relazioni. La piazza è un vuoto, ad esempio, ma pieno di relazioni. Invece il Verdi e il mercato sono vuoti che non producono nulla. Il Politeama potrebbe tornare a essere un teatro, probabilmente in tempi più brevi e con meno costi del Verdi e sul Verdi si potrebbe fare un progetto diverso. Ma serve volontà politica e visione»
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