Lenzuola d'oro per gli ospedali, stangata da 5,5 milioni. Condannati 9 tra ex manager e dirigenti. La Corte dei Conti: «Proroghe abusive»

Piero Carlo Floreani
di Luca Benedetti e Michele Milletti
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Giovedì 24 Novembre 2022, 06:55


La stangata conta fino a 5,5 milioni di condanna da parte della Corte dei Conti per nove ex manager di Azienda ospedaliera di Perugia e Asl 1. L’inchiesta contabile è quella del lavanolo (lenzuola) e sterilizzazione, si era mossa la Procura regionale della Corte dei Conti sulle carte della Finanza. Per la Procura le proroghe dei contratti in favore di Sogesi effettuate per l’appalto di Azienda ospedaliera di Perugia e Asl 1 ha causato un «considerevole» danno alla finanza pubblica.
I condannati sono Manuela Pioppo, Diamante Pacchiarini, Carlo Nicastro, Walter Orlandi, Emilio Duca, Maurizio Valorosi, Pasquale Parise, Doriana Sarnari e Andrea Casciari. Per la Procura le proroghe sono quelle legate ai contratti del 30 giugno 2008 e del 25 febbraio del 2009 che avrebbero permesso alla Sogesi di gestire il servizio fino allo scorso anno nonostante l’affidamento, definito tardivo dalla magistratura contabile, a un altro operatore nel 2018.
Il danno alla finanza pubblica (4,5 milioni da pagare in favore dell’ospedale perugino il resto per la Asl 1) è nella differenza del costo tra quanto sostenuto da Asl 1 e Azienda ospedaliera di Perugia «in forza dell’illegittima prosecuzione del servizio» e il minore costo se fosse state effettuata la gara.
I nove condannati sono stati considerati responsabile del danno erariale in base ai loro ruolo all’epoca dei fatti. In particolare Carlo Nicastro Rup in quota Umbria Salute, Andrea Casciari (oggi alla guida dell’ospedale di Terni), come dg della Asl 1, Doriana Sarnari e Pasquale Parise direttore amministrativo e sanitario della stessa azienda; i direttori generali che si sono succeduti alla guida dell’ospedale di Perugia, Walter Orlandi ed Emilio Duca, il direttore amministrativo Maurizio Valorosi e i direttori sanitari Manuele Pippo e Diamante Pacchiarini.
Nello specifico, Pioppo e Pacchiarini dovranno risarcire 500 mila euro a testa, Orlandi, Duca e Valorosi 875 mila, Parise 200 mila, Casciari e Sarnari 266 mila e Nicastro 1,141 milioni di euro. In sede di udienza (il 22 giugno) i nove convenuti hanno ribadito la correttezza delle loro azioni.
La sentenza della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti (presidente Piero Carlo Floreani, consiglieri Rosalba di Giulio e Pasquale Fava in qualità di relatore) è pesante nei numeri e nelle parole. I giudici scrivono: «Nel caso di specie la gestione è stata macroscopicamente inefficiente......caratterizzata da un diffuso e patologico ricorso ad abusive proroghe reiterate....». La colpa è stata definita gravissima. Ai direttori sanitari è stata imputata una quota più bassa di danno per un ruolo secondario e meno rilevante rispetto agli altri. La Procura aveva chiesto un condanna per 6,334 milioni.
Walter Orlandi ha annunciato appello spiegando, in una nota, come «il nostro comportamento è stato legittimo, siamo davanti a un clamoroso errore giudiziario e presenteremo appello. Nella sentenza viene giudicato prescritto l’eventuale danno dal gennaio al giugno 2016 e io a febbraio dello stesso anno ero già direttore in Regione, tanto che nella prima contestazione si parlava di presunto danno di 130 mila euro. Inoltre, come abbiamo sempre sostenuto, non si poteva fare la gara: in base alla legge nazionale e regionale espletarla spettava al soggetto aggregatore, ossia Umbria Salute. La proroga di un anno è stata effettuata per evitare l’interruzione di pubblico servizio».
 

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