La Ternana e il centro sportivo che non riesce a fare, vent'anni e tre proprietà tra intoppi, ritardi, burocrazie e ricorsi

La Ternana e il centro sportivo che non riesce a fare, vent'anni e tre proprietà tra intoppi, ritardi, burocrazie e ricorsi
di Paolo Grassi
3 Minuti di Lettura
Lunedì 26 Settembre 2022, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 08:14

Da Agarini a Longarini, da Longarini a Bandecchi. Tre proprietà differenti della Ternana, tre tentativi falliti di realizzare un centro sportivo. I punti in comune sono lentezze, ripensamenti, burocrazie, opposizioni da ambienti della città, amministrazioni impantanate tra carte, uffici, e regolette. E - come potrebbero mancare - ricorsi al Tribunale amministrativo regionale. Tutto è rimasto lettera morta. E' successo per i primi due, rischia di succedere pure ora. Un film visto, cominciato nei primi anni Duemila, con la presidenza di Luigi Agarini. Nacque l'idea di un "Ternanello". La Città dello sport. Progetto pilota, allora. La società si rivolse al Comune e ottenne i terreni tra strada Santa Filomena, via Prati e il fiume Nera. Campi di allenamento, strutture di supporto, un nuovo punto di riqualificazione e sviluppo per la città. Ma a fine 2003, quando era tutto pronto ed erano stati affidati i lavori, ecco lo stop.

Una ditta esclusa fece ricorso al Tar, vincendolo. Contestò le procedure con le quali i lavori erano stati affidati. L'allora sindaco Paolo Raffaelli disse: «La Ternana sta andando in serie A. Questo stop è un brutto ostacolo». La Ternana era seconda in classifica in serie B, ma in serie A non ci andò. Da lì a poco, il gruppo Agarini, Tad-Fin, cadde in crisi e mollò tutto. Un decennio dopo, nuova proprietà. C'era Edoardo Longarini. Si pensò di riprendere l'idea di un centro sportivo, su quello stesso terreno. Nuovo progetto da 4 milioni di euro, due campi in sintetico, foresteria e cubatura edificabile. La Ternana avrebbe realizzato tutto, per passarlo al Comune dopo 39 anni. Era il 2012. Pure lì, attese protratte, burocrazie, rinvii. Poi, la proprietà accantonò tutto, avendo anche programmato di cedere la Ternana. Cessione avvenuta nel 2017 a Unicusano. Cioè Stefano Bandecchi, il quale, dopo aver prima temporeggiato sul progetto e poi provato a riconsiderarlo, cambiò le cose, proponendo di rifare di tasca propria lo stadio Liberati e, con la "Legge stadi", recuperare l'investimento con una clinica specializzata da realizzare proprio nell'area della Città dello sport. Per il centro sportivo, è stato trovato con il Comune il terreno di Villa Palma, stralciato da un'area edificabile con una variante urbanistica. Ma proprio contro questa, ecco il ricorso al Tar del comitato spontaneo (spontaneo?) "Salviamo Colle dell'oro". Bandecchi, con 15 milioni di euro da investire, sta perdendo la pazienza, minaccia di portare via la Tenana ma poi ci ripensa e promette che andrà avanti lo stesso; i tifosi sono imbufaliti e cercano colpevoli tra ricorrenti, eventuali foraggiatori occulti, forze politiche, interessi. E Terni resta nell'immobilismo. La vicenda Ternanello rispecchia tutti i settori della vita cittadina, dove c'è sempre qualcosa, tra dormite politiche o altri ostacoli, che impedisce alla città di andare avanti. A meno che questo stop, con cassa di risonanza roboante, non "svegli" la città una volta per tutte.

© RIPRODUZIONE RISERVATA