Arvedi compra Ast Terni. La rete di distribuzione e il ritorno del magnetico: tanti nodi da sciogliere

Arvedi compra Ast Terni. La rete di distribuzione e il ritorno del magnetico: tanti nodi da sciogliere
di Augusto Magliocchetti
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Domenica 19 Settembre 2021, 09:45


TERNI Fare una valutazione oggettiva del valore e della rilevanza della notizia di acquisto da parte di Arvedi della AST sarebbe non solo prematuro ma davvero sciocco in mancanza di notizie circa i piani di sviluppo e le scelte strategiche del nuovo acquirente. La stessa presenza o meno della ThyssenKrupp, seppure come socio di minoranza, non è un fatto irrilevante per cui la decisione di Essen non sarà sicuramente neutra per il futuro di Terni.
Proviamo a mettere in fila alcuni elementi di perplessità così come quelli ben auguranti sperando che i primi siano infondati ed i secondi esauriti nel migliore dei modi.
La decisione di accettare l'offerta di Arvedi, rigettando quella di Marcegaglia, non avrà fatto piacere all'offerente mantovano che guarda caso è il primo e più importante cliente dell'Ast. Ci auguriamo che il management sappia gestire questo elemento di criticità senza strascichi negativi. Lo stesso dicasi per il mondo dei tubisti italiani verso cui la produzione di Terni ha numeri importanti di flussi distributivi.
Arvedi ha una importante presenza nel settore dei tubi inox (Ilta Inox ) ma solo per la tipologia degli strutturali. Come si inquadrerà in questa nuova realtà il Tubificio di Terni il cui core business è quello degli exaust? La nuova proprietà ha progetti di sviluppo visto anche l'oggettiva difficoltà del mondo dell'automotive sempre più orientato verso autovetture elettriche?
Ancora, va valutato anche che Arvedi non ha una rete di distribuzione dell'inox piano in Europa per cui, seppure è una buona notizia che nel perimetro di vendita siano rientrati i Centri di Servizio di Germania e Turchia, come potrà aggredire Terni il mercato europeo che resta quello più conveniente in termini di prezzi e redditività? Se Terni deve restare il quarto player europeo bisogna che la Commissione Ue e l'Anti Trust comunitario dicano qualcosa rispetto alle capacità competitive del nuovo assetto e si pongano seriamente la domanda se non sia necessario che almeno i Centri di servizio assegnati nel 2014 vengano mantenuti in capo alla nuova proprietà.
Il Governo italiano, cui molti attribuiscono un peso silenzioso ma rilevante nella decisione finale, quali politiche di sostegno della siderurgia nazionale ha in mente specie nella ricerca, nei nuovi prodotti, nelle infrastrutture e negli investimenti ambientali perché l'operazione non si riduca ad una riedizione dei cavalieri bianchi ma sia, davvero, un potenziamento del sistema industriale italiano?
Arvedi sembra avere in mente di cogliere le potenzialità dello stabilimento di Terni (conoscenze, impianti, opportunità logistiche ) in merito ad un ritorno della produzione del magnetico. Sarebbe una notizia bellissima perché nel primo step potrebbe saturare le capacità produttive dell'area a caldo (magari con qualche influenza sui livelli occupazionali). Sarà importante capire quali investimenti sono previsti anche nel campo ecologico al fine di evitare che l'aumento della produzione penalizzi la qualità dell'ambiente.
Come si vede poche e semplici domande la cui risposta è in larga parte legata al piano industriale, che ci auguriamo possa essere quanto prima presentato, ma anche dalle decisioni circa la governance che verranno prese nel nuovo assetto. La città si aspetta non solo notizie ma molta trasparenza e anche coinvolgimento nelle informazioni caratteristica questa in cui la Thyssenkrupp non ha molto brillato negli ultimi anni.

Responsabile siderurgia Federmanager Italia

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