La mamma di Davide ucciso a caccia sul Subasio dall'amico:«Niente vendette, ma Fabbri non lo potrò mai perdonare»

I funerali di Davide Piampiano ad Assisi
di Enzo Beretta
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Martedì 31 Gennaio 2023, 07:38

La mamma di Davide, Catia Roscini, non è alla ricerca di nessuna vendetta. Donna di Giustizia - è giudice onorario al Tribunale Civile di Spoleto, per questa ragione il fascicolo prenderà la via di Firenze - per quanto straziata dal dolore provocato dalla perdita di un figlio ammette: «Un incidente può accadere, certamente può accadere, soprattutto a caccia. Però il comportamento che ha tenuto Piero Fabbri durante e dopo la morte di Davide non si può perdonare. Questo no. È davvero imperdonabile».

Ha incontrato Piero Fabbri questi giorni, prima che venisse arrestato con l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale. Era al funerale, veniva a trovarvi, non è mancato alla messa in suffragio di Davide.
«Certo che sì.

L’11 gennaio è morto mio figlio Davide, da quel giorno è venuto tutti i giorni a casa mia».

E cosa vi diceva?
«Fabbri non ha figli e mi diceva sempre che se un giorno ne avesse avuto uno, sognava venisse come Davide. La caccia aveva fatto nascere e sviluppato il loro rapporto, al punto che Davide lo considerava davvero un secondo padre. Per questa ragione, per me, ma per tutta la nostra famiglia, ha rappresentato una straordinaria delusione. Tutti credevamo fosse un grande amico di Davide, e invece, anche l’ultima volta che è stato qui da noi continuava a raccontare sempre le stesse cose, che poi saranno le stesse che ha riferito agli inquirenti: diceva che aveva sentito un colpo da lontano e che quando è arrivato ha trovato Davide a terra che chiedeva aiuto». 

Secondo lei perché si è comportato in questa maniera?
«C’è una sola risposta a questa domanda e cioè che ha tentato in tutti i modi di salvare se stesso. Non esistono altre spiegazioni, non ci sono».

Si aspettava un epilogo simile?
«Di sicuro l’ipotesi dell’incidente autonomo non mi ha mai persuasa. Secondo le ricostruzioni Davide è morto ale 17.15 dell’11 gennaio. Era un mercoledì, quel giorno aveva pranzato a casa dei genitori della fidanzata e poi era andato a caccia. Noi familiari siamo stati informati dell’incidente in serata, poco prima delle 20. Sulle prime eravamo tutti choccati, poi però la mattina dopo ricostruendo i fatti attraverso i racconti delle persone ho iniziato a capire che c’erano delle incongruenze anche piuttosto evidenti».

Un colpo partito per errore. Tutto ciò che è avvenuto un secondo dopo, e non solamente in virtù del rapporto di amicizia tra Fabbri e suo figlio, al di là degli aspetti penali riguarda la morale.
«Vede, nella vita succedono tanti incidenti, e non solamente a caccia. Incidenti ne possono accadere, sarebbe potuto accadere anche a Davide. Tutto quello che c’è stato dopo, però, non si può perdonare. La delusione prende il sopravvento perché ciò che è avvenuto dopo è un qualcosa che va ben al di là dell’incidente».

Cosa si aspetta ora?
«Non cerco certo vendette e ciò che accadrà a Fabbri, sinceramente, mi interessa poco. Volevo venisse chiarita la morte di Davide per evitare che mio figlio passasse come un ragazzo imprudente e superficiale. Pensi che la carabina che aveva con sé era munita di doppia sicura e per questa ragione l’aveva pagata più delle altre».

In tutto questo Assisi è stata vicina alla vostra famiglia…
«Abbiamo ricevuto affetto e calore da tutti, soprattutto dagli amici che vengono a trovarci ogni sera. Abbiamo perso un ragazzo apprezzato da tutti, queste cose io non dovrei neppure dirle perché sono la madre ma è così, un giovane che amava la natura e la campagna. Sognava di vivere in una villetta che avrebbe costruito in un appezzamento di terreno appena comprato al Fosso delle Carceri, poco lontano rispetto a dove è avvenuto il dramma. Mio figlio aveva 24 anni ma la testa di un uomo maturo di 50, per le attività ricettive di cui si occupava rappresentava il futuro. Manca a tutti, Davide, manca a tutti. Nel suo nome, però, non porteremo avanti nessuna battaglia nel nome della vendetta, è una cosa che non ci interessa». 

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