Terni- “Aver dedicato la giornata internazionale della donna a Barbara è un messaggio importantissimo e sicuramente di grande sostegno per la ricerca della verità che stiamo portando avanti da ormai tredici anni. – Così Mascia Dionisi del comitato Barbara Corvi e Forum donne Amelia ha ringraziato il coordinamento donne della Camera del Lavoro, insieme a quello dello Spi Cgil di Terni e ad Auser Terni, per aver organizzato l’iniziativa pubblica dal titolo “Dov’è Barbara? La storia di Barbara Corvi”, che si è tenuta oggi pomeriggio presso la Cgil di Terni, introdotta da Barbara Silvestrini del coordinamento femminile del sindacato.
Avvenuta nel 2009, la scomparsa della 35enne amerina è tuttora avvolta nel mistero: gli inquirenti avevano ipotizzano che la donna, svanita nel nulla dopo che quindici anni prima la stessa sorte era toccata alla cognata Angela Costantino, potessere essere stata uccisa dal marito, di origini calabresi e appartenente a una famiglia legata all’ndrangheta, per questioni di “onore”. Una pista che, però, al momento, non ha avuto riscontri.
“Il 27 ottobre di tredici anni fa – ha raccontato la Dionisi - in pochi minuti, la vita di una donna appartenente alla nostra comunità è scomparsa in un buco nero diventando una vita sospesa.
Da allora la comunità di Amelia si è battuta e si batte affinchè possa esser fatta giustizia. Le associazioni ‘Libera Umbria’, il ‘Comitato Barbara Corvi’ e il ‘Forum donne Amelia’ sono esempi di solidarietà alla famiglia, vicinanza e supporto anche grazie agli eventi in onore di Barbara e alle iniziative di ricerca della donna. “L’iter giudiziario talvolta ci ha scoraggiato – ha continuato Mascia Dionisi - E molto dobbiamo a Libera. I volontari dell’associazione contro le mafie hanno promosso un’iniziativa molto importante: hanno inserito Barbara nell’elenco delle vittime della mafia. Forum donne Amelia, allo stesso modo, ha permesso un’altra azione simbolica, cioè l’intitolazione del Centro Antiviolenza narnese a Barbara. Il nostro traguardo resta la verità e a questo scopo manteniamo i riflettori accesi su questa storia. Siamo convinti che la lotta alla violenza sulle donne si faccia anche a nome di quelle donne che l’hanno subita. Con loro e nel loro nome occorre cambiare la cultura che legittima questa specifica forma di violenza. La storia di Barbara appartiene a tutti noi”.
A seguire Monica, una delle sorelle di Barbara: “Il lungo periodo vissuto in assenza di Barbara è ancora e sarà sempre doloroso ma noi non ci arrendiamo, cerchiamo e cercheremo la verità. Non abbiamo mai creduto o pensato che nostra sorella si sia allontanata volontariamente. Quindi grazie a quanti ci sono sempre vicini e si spendono per conoscere la verità”.
Ai microfoni anche Raffaella Chiaranti di Libera che ha affermato: “La dignitudine della famiglia è un codice che esiste. Apparire deboli, perché ‘disonorati’, agli occhi degli altri, non è ammesso e l’autore del vulnus di famiglia viene quindi punito non solo con l’uccisione ma con la totale sparizione. L’annientazione, proprio come nel caso di Barbara e di sua cognata, entrambe sparite – ha voluto sottolineare- non appena intrapreso un percorso di autodeterminazione”.
Celeste Logiacco, segretaria della Cgil di Gioia Tauro (RC) ha spiegato come nella mentalità mafiosa sia sull'onore che si basano i rapporti e di come i tradimenti, reali o presunti che siano, possano distruggere l'equilibrio familiare. Ha poi testimoniato la voglia di riscatto di un'intera comunità, spesso associata alla criminalità organizzata e l'importanza di collaborare per raggiungere una situazione ottimale in cui la figura della donna venga rispettata. "Purtroppo l'alto tasso di disoccupazione, mi riferisco in modo particolare alla mia regione, fa sì che la situazione di dominio dell'uomo sulla donna venga accentuata anche dal fattore economico", ha concluso. All’iniziativa ha portato il proprio contributo anche Lara Ghiglione, sindacalista Cgil e autrice di libri sulla mafia.