“Il 17 novembre 2016 alle otto di mattina sono entrato a palazzo Spada e ho trovato i giornalisti. Non sapevo perché fossero lì, non avevo ricevuto neppure un avviso di garanzia. Poi l’immagine che la città ricorda: più di 100 agenti di polizia giudiziaria in campo per fare sequestri in Comune, nelle sedi delle cooperative sociali e nelle case private, quaranta auto di servizio e l’elicottero che sorvolava la città. Ci consegnarono sei avvisi di garanzia per presunte irregolarità negli appalti per il verde pubblico e i cimiteri. Quel giorno inizia un corto circuito mediatico che crea un clima di colpevolezza. Il 2 maggio io, l’ex assessore Bucari e due dipendenti del Comune veniamo arrestati”. E’ la prima volta che l’ex sindaco, Leopoldo Di Girolamo, racconta l’inchiesta Spada da cui è uscito assolto con formula piena insieme alle due giunte che ha governato, a dirigenti e funzionari comunali.
Lo fa durante la presentazione del libro della giornalista, Irene Testa “Il fatto non sussiste.
“Le indagini andarono avanti per mesi dopo che fonti confidenziali ipotizzarono cose strane sugli appalti. Dagli interrogatori non venne fuori nulla. Iniziano le intercettazioni telefoniche e ambientali e per portarle avanti per sei mesi si ipotizzò l’associazione a delinquere. Un mio assessore trovò le cimici nella sua macchina e una piccola telecamera nello specchietto. Quelle intercettazioni fanno restare allibiti per sciatteria e pregiudizio, producono teoremi configurati senza elementi di realtà, producono 32mila pagine di atti del processo. In aula il pm disse che rinunciava a depositarle perché non erano emersi elementi penali rilevanti”. Il processo si chiude a ottobre 2020 con l’assoluzione per tutti, “sentenza per cui la procura non presenta ricorso in appello.
Che fine hanno fatto i soggetti che sono stati attori di questa vicenda?
Il giudice - dice Di Girolamo - è a Roma, promosso, il pm fa il procuratore capo a Fermo, il questore è stato promosso e sta al Senato. Ma ho scoperto che questa non è una cosa strana. Quando si verificano questi fatti e colpiscono un amministratore generano effetti distorsivi maggiori e producono elementi negativi rispetto all’immagine della tua città. Da noi - dice - c’è un’anomalia ulteriore: da mani pulite del ‘92 i cinque sindaci che si sono succeduti, tranne Ciaurro, hanno avuto tutti problemi: uno è stato condannato per finanziamento illecito ai partiti, gli altri tre, Porrazzini, Raffaelli ed io, siamo stati assolti con formula piena. A Narni Purgatorio, Bigaroni e De Rebotti sono finiti in inchieste o processi. Come se fossimo a Corleone. E non credo che al Csm qualcuno si sia chiesto il motivo”.
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