L'acropoli di Perugia come museo
a cielo aperto per veicoli storici

L'acropoli di Perugia come museo a cielo aperto per veicoli storici
di Ruggero Campi
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Martedì 17 Ottobre 2017, 20:14
L’altra settimana in Piazza Danti, di fronte a Palazzo Connestabile delle Staffa, in un lembo di strada che in quel punto – pur restringendosi – lascia più spazio ai pedoni – la mia attenzione è stata attratta da un oggetto straordinario. Color oro e porpora, due ruote, tre tubi cromati, un contagiri, un contachilometri, verrebbe da dire straordinariamente minimalista. Sì, signori, non è una canzone di Battisti ma una Kawasaki 750 che negli anni '70 a Perugia, insieme ad altri meravigliosi esemplari, veniva messa in mostra prima in Piazza Italia d’avanti alla Gelateria Veneta e poi, in via Mazzini laddove fa capolino verso Corso Vannucci.

L’ho guardata, ammirata e, come rinunciarci, ho scattato più di una foto. Dopo un’ora e mezza, minuto più minuto meno, sono passato di nuovo lì e la Kawasaki sembrava mettersi in posa a favore e al cospetto di gruppi di appassionati, tra i quali quello più esperto o - se volete – che aveva tra i 16 e i 18 anni negli anni ’70, ne descriveva tutte le caratteristiche tecniche: due tempi, tre cilindri, oltre 70 hp… e un gran fumo. Confesso, spinto dai sogni (irrealizzati), mi sono unito al capannello di gente per contribuire: e del rumore che mi dite? Ve lo ricordate quel rombo metallico che solo lei e le sue sorelline minori (la 500 mach III, H1) avevano? Nel frattempo seduto su un tavolino un signore, coetaneo, univa al gusto della sigaretta che amorevolmente stava fumando il piacere di vedere ammirata la sua moto. In pratica ammirava se stesso! “E’ la sua?”. “Sì, ha solo 12.000 km, ne avevo un’altra, l’ho venduta per comprare questa”. “Io possiedo dal 1975 una Yamaha 350 RD – gli ho precisato per tentare di non essere da meno – me la metteva a punto Peppino Consalvi nel suo garage di Castel del Piano”. Ho notato con soddisfazione una certa ammirazione.

Ci ho parlato almeno 10 minuti e sono stati i momenti più spensierati della mia giornata. Intanto il bar, quello esattamente davanti alla Kawasaki, ha accolto diversi ammiratori, come dire che il pil, “grazie a lei”, è aumentato. Naturale il ritorno al passato; ce ne era una in Via dei Filosofi, verde, una 500 mach III che faceva bella mostra di sé nel parcheggino del Tennis Club Perugia, in compagnia di una Yamaha e una Honda 500 four. Francesco Ascani, tanto per non fare nomi, le Kawasaki le ha avute tutte e due. In sella alla 750 – i ricordi sono i suoi - con il cu…, scusate, sedere spostato verso la parte posteriore della sella, in prima e seconda la ruota davanti non toccava terra. Era un ciao ciao continuo, rivolgendosi alle autovetture affiancate sul filo dei 70 km/h. Velocissima, precisa Ascani, bellissima ma pericolosissima. Oggi, chi ce l’ha ci fa i giretti e va piano. Tornando a lui, il fortunato signore proprietario delle Kawasaki Mach IV 750, inconsapevolmente ha dato corpo al progetto che AC Perugia e CAMEP hanno a suo tempo proposto al Sindaco di Perugia: creare degli spazi dedicati ai veicoli e motoveicoli storici, cosicché il centro diventi per i proprietari un punto di arrivo, per la gente una sorta di museo a cielo aperto.

Con le dovute regolamentazioni, il progetto, peraltro accolto con entusiasmo da Romizi, vuole rappresentare una apertura della città a tutte quelle occasioni che – a costo zero – possono rendere l’acropoli attrattiva e diversa. Del resto, è stato spiegato ai Signori del Comune comprendendoci anche la Polizia Municipale, il proprietario di “mezzi storici” non abbandona per ore la sua auto/moto, ma si ferma lì con lei, prende un caffe e poi riparte. Come dire, e come è stato sottolineato dal Presidente del CAMEP Amodeo e da me, che il progetto non dissimula un tentativo di parcheggio selvaggio, tutt’altro. I luoghi, con tanto di metro alla mano, sono stati anche individuati: all’inizio di Corso Vannucci e in fondo a Piazza Italia, dove veniva collocata a dicembre la discussa “Ruota”: non è casuale, ma ha il senso dell’auspicio, la scelta del tempo imperfetto. Il progetto c’è ma la burocrazia non molla. Incrociamo le dita e speriamo che per una volta vinca il migliore buon senso che Romizi - a dispetto della peggior politica - sembra indubbiamente avere. Forza Sindaco.
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