PERUGIA - Ilaria è a Rimini. Seduta al tavolo con un'amica e alcuni simpatici alpini appena conosciuti. Stanno mangiando e bevendo in allegria, parlando di lavoro, passioni e vita. Nel gruppo ce n'è uno particolarmente esuberante, è chiaro creda di essere l'anima della festa. E mentre tutti chiacchierano, dalle battute mordaci passa all'azione. Si avvicina a Ilaria, la tocca non in maniera amichevole e spezza l'incantesimo. Trasformando una giornata allegra in una molestia.
Perché Ilaria, 39 anni, perugina, è una delle centinaia di donne che hanno raccontato di essere state molestate – chi a parole, chi con palpeggiamenti e baci strappati – durante la 93esima Adunata nazionale degli alpini che ha riempiti Rimini la scorsa settimana. Secondo l'associazione Non una di meno, ci sono «oltre 160 racconti dei fatti di molestie subite e oltre 500 segnalazioni» da chi si è sentita violata dal branco.
Ilaria chiede l'anonimato, preferisce evitare anche la cronaca spiccia di quanto accaduto. Non è importante, è una cosa sua. Sua e della polizia a cui ha comunque raccontato tutto attraverso una segnalazione sull'app YouPol a cui – dopo essere stata ricontattata da un operatore – magari seguirà una denuncia direttamente alla questura di Rimini. E pensare che a quella festa Ilaria era andata appositamente, ispirata da gioiosi ricordi universitari. Un peccato che la cronaca abbia acceso i riflettori su quella passata incredibilmente per «goliardia», quando invece gli eccessi andati in scena a Rimini hanno un solo nome: molestie.
«C'era tanta gente – spiega Ilaria a Il Messaggero – che voleva solo divertirsi, in un clima di festa.
Ilaria a questo punto diventa un fiume in piena: ha lasciato mantecare il suo disagio, ma adesso con lucida determinazione è pronta a dargli un volto. «Quest'uomo magari lunedì torna al lavoro – riflette -. Magari è una persona normale. Ma nel branco si è trasformato. Ed ecco allora che è questo il problema sociale e culturale da affrontare. Ha dimenticato l'Abc dello stare insieme». Come lo ha dimenticato chi, da giorni, tenta di sminuire l'accaduto, derubricando molestie sessuali, avance e palpeggiamenti a ragazzate. «Mi hanno detto che sono una femminista arrabbiata – insiste Ilaria -: io sono una femminista sì, ma non sono arrabbiata in quanto femminista. Mi arrabbio quando vedo un'ingiustizia. E credo che negli eventi di massa spesso la donna venga considerata un anello debole. Io invece, che sia il raduno degli alpini, il carnevale a Colonia, il capodanno a Milano, devo sentirmi libera. Senza paure. È su questo che invito i protagonisti di quella giornata a una riflessione: che quel mondo si interroghi al suo interno, faccia formazione. Non denuncerò per cercare notorietà e figuriamoci soldi, ma perché quella giornata diventi l'occasione per trasformare una cosa negativa in riflessione. Che diventi l'occasione per imparare qualcosa».