«Invalido per i bulli ora voglio aiutare chi soffre come me»

«Invalido per i bulli ora voglio aiutare chi soffre come me»
di Nicoletta Gigli
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Giovedì 6 Agosto 2020, 09:07
TERNI «Sono passati tanti anni ma quel 13 febbraio non potrò mai dimenticarlo. Quel violento atto di bullismo mi costringe a convivere con un'invalidità permanente per un'epilessia che, per i medici, è stata causata da quella profonda ferita alla testa. A scuola se ne lavarono le mani, io ed i miei genitori non avemmo la forza di denunciare ma oggi voglio mettermi a disposizione di famiglie e ragazzi, che vanno informati e sostenuti». Luca, ternano, 31 anni, volontario in protezione civile, ancora oggi fa fatica a raccontare il suo calvario. «Facevo la terza media in una scuola della periferia della città. Una classe di 13 maschi e una femmina, una ragazza carina che era nel cuore di tutti noi. Lei era di banco con me e la gelosia scatenò una violenza brutale». L'agguato di tre conto uno all'ora di ricreazione. «Fui accerchiato in un angolo della classe, mi si avventarono contro e mi colpirono più volte in testa con il flauto - racconta Luca. Fui portato in ospedale in codice rosso neurologico e quella profonda ferita fu suturata con 12 punti». La sua famiglia provò a chiedere spiegazioni ma, come spesso accade, trovò un muro: «La dirigente disse che a 14 anni ero grande e avrei dovuto difendermi da solo».
«L'insegnante mise nero su bianco che, per schivare il flauto, avevo battuto la testa contro la lavagna». Per questo grave episodio nessuna denuncia formale. Con Luca che si porta dentro un senso di impotenza e un dolore insopportabile. E che, qualche anno dopo, inizierà ad avere gli attacchi epilettici, che sarebbero legati all'infiammazione che si è sviluppata sotto la ferita. Un anno fa Luca decide di mettere la sua drammatica esperienza a disposizione di ragazzi bullizzati e delle loro famiglie. Lo fa aprendo, insieme alla fidanzata, la pagina facebook Il bullo pettegolo Terni e parlando del delicato tema su Radiopasseggiata: «Cerchiamo di trasmettere più empatia possibile, con l'obiettivo di scoraggiare il bullismo in modo costruttivo. Vogliamo far sapere alle vittime che tiferemo sempre per loro e saremo presenti nei momenti di difficoltà». Luca, cresciuto con l'Agesci, in passato volontario per la croce rossa e con la protezione civile in campo anche nel post terremoto di Amatrice, si sente in grado di andare a parlare ai ragazzi, nelle scuole e nei luoghi di aggregazione. «I miei aggressori li ho perdonati, ma forse non è il termine adatto. Diciamo che li ho odiati per anni e alla fine sono riuscito ad abbandonare questo sentimento negativo che aveva effetti pesantissimi su di me. Ora l'obiettivo è aiutare gli altri, diventare un punto di riferimento per tutti coloro che hanno paura di denunciare e di chiedere aiuto».
 
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