Il "Manifesto dei 51", la protesta: «Infrastrutture, Terni snobbata dal Governo».

Il "Manifesto dei 51", la protesta: «Infrastrutture, Terni snobbata dal Governo».
di Aurora Provantini
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Venerdì 10 Luglio 2020, 15:32 - Ultimo aggiornamento: 12 Luglio, 00:14

TERNI «In questi giorni stiamo ascoltando un silenzio assordante ed incredibile mentre il Governo si accinge ad aumentare l’isolamento infrastrutturale di Terni». Luca Diotallevi, presidente dell’Azione Cattolica Diocesana di Terni, Narni, Amelia e uno dei 51 firmatari del Manifesto che si pone come obiettivo quello di elaborare proposte operative per evitare che il declino della città si trasformi in crollo, sostiene che «questa scelta non danneggia solo la città ma l’intero sistema Paese».
«I tempi per correggere l'errore ci sono, anche se si vanno accorciando» - sottolinea. «Il compito di coloro che hanno sottoscritto a fine aprile il Manifesto dei 51 non è quello di partecipare alla pur legittima polemica politica quotidiana, ma quello di lavorare a proposte operative da offrire all’opinione pubblica cittadina ed agli attori pubblici. In questi poco più di due mesi le cinque priorità del Manifesto si stanno trasformando in una quindicina di progetti che saranno presentati all’opinione pubblica ed alle istituzioni ternane a settembre».
«In questo momento il Governo nazionale - spiega Diotallevi -  non ha incluso l’area ternana tra quelle interessate dalle grandi opere strategiche sulle quali concentrare immediatamente e con strumenti straordinari le risorse del sistema Paese per avviare la ripresa. L’asse (ferroviario) Roma Terni Ancona è stato ignorato, a vantaggio di quelli Grosseto Fano (stradale) e Roma Pescara (ferroviario). Ad oggi l’Umbria è tagliata fuori ed in particolare tutta la sua parte meridionale. Al momento non è in agenda l’intervento per l’alta velocità di rete per la tratta Orte Terni Ancona. Ed invece dovrebbe esserlo, e con commissario, in modo da garantire la sua più rapida realizzazione»
«La scelta annunciata dal governo è sbagliata ed estremamente dannosa non solo per Terni e per l’Umbria Flaminia (Narni-Terni-Spoleto-Foligno), ma per l’intero sistema che connette le aree urbane dell’Italia centrale con il corridoio adriatico. Infatti, le infrastrutture diventano moltiplicatrici di crescita e di sviluppo se potenziano assi territoriali socialmente ed economicamente dinamici, non se attraversano deserti. Tale semplice ragione avrebbe dovuto far sì che per l’Italia centrale la priorità fosse attribuita alla linea Roma-Terni-Foligno-Ancona e non ad altre tratte».
«Questa scelta sbagliata del Governo sta maturando nell’apparente silenzio delle istituzioni locali. Se non verrà immediatamente corretta le ricadute negative per l’intero Paese e per Terni saranno pesantissime: sia nell’immediato (si pensi alla perdita di valore delle acciaierie ternane appena messe sul mercato) che in prospettiva (intorno al 5% di crescita del Pil locale è stimato l’effetto virtuoso di un potenziamento del collegamento ferroviario quale quello che era in programma per la tratta Orte Terni Ancona). Questi effetti negativi saranno pagati prima dalle imprese, dai professionisti e dalle famiglie ternane e poi dall’intero Paese».
«La Roma Terni Ancona, come tratta di interesse primario italiano ed europeo,  era presente sino a ieri nei programmi dei governi e negli studi dei tecnici. Qualcuno però l’ha cancellata dall’agenda. È urgente che la comunità ternana abbia piena coscienza della gravità di questa scelta e di questo momento e che le forze sociali, a partire da quelle politiche ed economiche, e gli amministratori cittadini e regionali, facciano di tutto per denunciare questa decisione sciagurata ed ottenerne la correzione».
«In questo momento, forse, tutti possiamo comprendere un po’ meglio - conclude Diotallevi - a cosa sarebbe servito aver avviato le pratiche per la costruzione di una “Grande Terni” (un unico comune da 150.000/180.000 abitanti), che è nelle cose, ma non ancora nelle carte della burocrazia.

Quale ben diverso peso avrebbe avuto un attore come questo al tavolo delle trattative!»

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