L'indecisione della Tesei e la sfida del centrodestra per l'Umbria

Donatella Tesei con Matteo Salvini
di Alessandro Campi
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Martedì 6 Agosto 2019, 21:48
PERUGIA - Donatella Tesei nicchia per la sua candidatura come governatore dell’Umbria. Se sono riserve (e preoccupazioni) personali, vanno rispettate. Se sono dubbi politici, andrebbero esternati. Vuole restare (legittimamente) a Roma? Vuole esplicite garanzie su come formare l’eventuale giunta? Teme che la questione del bilancio in rosso di Montefalco possa essere utilizzata contro di lei in campagna elettorale? Basta dirlo chiaramente (e in fretta) in modo che il centrodestra possa fare al più presto una scelta diversa e avviare la sua campagna elettorale.
Anche perché il centrosinistra, per quanto lacerato e in crisi, il nome del suo candidato l’ha individuato: Andrea Fora, imprenditore-dirigente del mondo cooperativo, da sbandierare come voleva Walter Verini come un esponente immacolato della società civile chiamato a far dimenticare le brutture della sanitopoli umbra. Con l’avvertenza tuttavia che parliamo di una società civile già ampiamente accasata dalle parti del Pd, se non storicamente organica a quest’ultimo. E col paradosso che la mitologia del civismo anti-partitico, nato a destra ai tempi di Berlusconi con l’idea di liquidare la “politica politicante” e rinnovare la classe dirigente a colpi di machete, è stata nel frattempo adottata come un mantra dalla sinistra istituzionale in crisi. Senza peraltro grande fortuna elettorale. A furia di nascondersi dietro le liste civiche, il Pd ha infatti perso tutte le elezioni regionali dell’ultimo anno e mezzo. E dunque auguri. La scelta rapida dei diversi contendenti (che non saranno solo due, sempre che Ricci non venga nel frattempo rapito dagli alieni) va fatta perché agli umbri frastornati dagli scandali recenti – e forse stufi delle stesse facce da decenni al potere – bisognerebbe spiegare cosa si vuole fare della Regione e dei suoi soldi (se qualcosa resterà nel frattempo in cassa). Soprattutto bisognerebbe spiegare che idea si ha dell’Umbria e del suo futuro. Al momento proprio è questo il limite maggiore del centrodestra, che potrebbe vincere per inerzia la partita salvo poi scoprire di non avere né una direzione di marcia né un gruppo dirigente all’altezza (gli otto consiglieri attribuiti alla Lega sono al momento una riffa tra sconosciuti). Quello attuale non è tempo di progetti o programmi, meglio un balletto in spiaggia al ritmo di Fratelli d’Italia o battersi per salvare il mondo insieme a Greta, Carola e Olga, ma qualche idea strategica, se si vuole governare un territorio articolato e complesso (anche se piccolo) qual è l’Umbria, bisogna pur possederla. Quella della sinistra – fatta di dirigismo amministrativo, di autarchismo territoriale e di gestione clientelare del consenso – ha smesso di funzionare quando s’è visto che la burocrazia d’emanazione partitica s’era mangiata la politica da cui in teoria dipendeva. Cosa propone in alternativa il centrodestra? Va bene la sicurezza in una regione che ha visto il suo tessuto tradizionale comunitario sfilacciarsi. Ma le questioni che urgono da queste parti sono economiche e sociali, visto l’arretramento verso il Mezzogiorno di tutti gli indicatori: dall’occupazione agli investimenti, dalla produzione industriale alla dotazione infrastrutturale. E senza contare le emergenze non risolte, a partire dalla lentissima ricostruzione post-terremoto. L’Umbria ha potenzialità non ampiamente sfruttate: dal turismo (tante chiacchiere, poca sinergia) alla sua università. Ha eccellenze produttive spesso non valorizzate e conosciute, anche per colpa di una cultura anti-industriale e punitiva verso il ceto imprenditoriale dura a morire da queste parti. C’è poi un ricco tessuto privato-associativo che per troppo tempo è stato a rimorchio dell’ente regionale, ma che se liberato dal controllo politico dall’alto potrebbe rivelarsi un fattore di sviluppo e innovazione, visto che ad animarlo sono soprattutto energie giovani. Proprio dall’interlocuzione organica con questi mondi bisognerebbe dunque partire per un progetto di governo che non sia effimero e che non si risolva propagandisticamente nella lotta all’immigrazione. Magari su quest’ultimo tema si vince, ma poi si fa la fine di Storace governatore del Lazio o di Alemanno sindaco di Roma, che nessuno nemmeno se li ricorda più. Un progetto che chiede tempo. Ma se si vota davvero il 20 ottobre, col pretesto bislacco che così gli umbri non avranno in testa il processo a Bocci che si apre due giorni dopo, di tempo ne rimane poco. Da qui l’urgenza di una decisione tra i due candidati politici in corsa (Tesei e Squarta), visto che il rumor sulla Todini (che anche lei, berlusconiana della prima ora, sarebbe stata una civica per modo di dire) s’è rivelato infondato. Insomma, voi del centrodestra fate presto, anche perché dobbiamo andare in vacanza e non potete tenerci appesi ad una decisione che personalmente mi appare scontata: la Tesei vince, Squarta (non si offenda) non ci giurerei.
 
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