Rifiuti, colletti bianchi in affari con i mafiosi

Rifiuti, colletti bianchi in affari con i mafiosi
di Michele Milletti e Corso Viola di Campalto
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Venerdì 16 Aprile 2021, 10:00 - Ultimo aggiornamento: 10:22

PERUGIA - In affari con i mafiosi. Direttamente o indirettamente, consapevolmente o a loro insaputa saranno solo gli ulteriori accertamenti iniziati in queste ora a stabilirlo.
Di certo c’è che nella maxi inchiesta condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Firenze coi carabinieri Forestali e altre specialità dell’Arma, dedicata all’infiltrazione della ‘ndrangheta calabrese nella gestione dei reflui e dei fanghi industriali del distretto conciario di Santa Croce sull’Arno, compaiono anche colletti bianchi perugini e una ditta di Orvieto. «Per il momento non indagati» fanno sapere gli investigatori dalla Toscana, che si sono avvalsi dell’aiuto dei loro colleghi del Noe di Perugia e dei Forestali di Terni per svolgere ieri mattina le perquisizioni ordinate dall’autorità giudiziaria fiorentina.
CHI SONO
Secondo quanto si apprende, sono quattro i soggetti umbri interessati agli accertamenti dei carabinieri. Si tratta di tre studi professionali di Perugia e un’azienda nell’Orvietano. I colletti bianchi perugini sono individuati in società di progettazione, che dunque hanno o hanno avuto a che fare con le ditte legate al gruppo criminale.
Società che dunque possono aver avuto, direttamente o indirettamente, contatti sotto il profilo della progettazione o della responsabilità tecnica di impianti. I carabinieri del Noe di Perugia, diretti dal tenente colonnello Francesco Motta, hanno sequestrato documenti cartacei e supporti informatici poi consegnati ai colleghi fiorentini.
Contestualmente, nell’ambito dell’operazione i carabinieri della forestale di Terni si sono recati in un’azienda dell’Orvietano specializzata nel trattamento di fanghi industriali. Azienda estranea alle indagini che ha però intrattenuto da tempo rapporti di lavoro con alcune delle concerie nel pisano coinvolte. Sono stati prelevati tutti i documenti concernenti il conferimento dei carichi di fanghi all’azienda umbra e verificato anche tutti i pagamenti ricevuti. Col tracciamento di tutti i viaggi da e per la Toscana. Gli amministratori della società verranno anche ascoltati ma solo come testimoni.
L’INDAGINE
Per l’accusa, le ceneri di risulta dei rifiuti conciari classificati “Keu”, altamente inquinanti, sarebbero state miscelate con altri materiali e riutilizzate in attività edilizie. Circa 8.000 tonnellate di rifiuti contaminati sarebbero stati usati nel V lotto della Strada 429 della Valdelsa. Diciannove indagati complessivi, con i carabinieri che sono entrati anche negli uffici della Regione Toscana e in quelli del comune di Santa Croce. Contestati a vario titolo i reati di associazione a delinquere aggravata dall’agevolazione mafiosa, traffico illecito di rifiuti, inquinamento e impedimento del controllo da parte degli organi amministrativi e giudiziari. Eseguite 6 misure di custodia cautelare (una in carcere e cinque agli arresti domiciliari), 7 interdizioni dall’attività di impresa, due sequestri preventivi di impianti di gestione di rifiuti ed oltre 60 perquisizioni. Eseguito anche un sequestro per equivalente di oltre 20 milioni di euro e numerose perquisizioni ed ispezioni personali e domiciliari presso oltre 50 obiettivi nelle province di Firenze, Pisa, Arezzo, Crotone, e come detto anche Terni e Perugia.
Un altro filone ha portato a un totale di 17 arresti che hanno colpito imprenditori contigui alla cosca Gallace.

Sono gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata all’estorsione, illecita concorrenza con violenza e minaccia, sub-appalto irregolare, nonché associazione finalizzata al traffico internazionale di droga, detenzione a fini di spaccio, favoreggiamento, il tutto aggravato sia dal metodo mafioso che dall’avere agevolato la cosca Gallace.

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