Inchiesta carabinieri Foligno, le mazzette per favori a pregiudicato

La procura di Spoleto
di Luca Benedetti Giovanni Camirri
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Lunedì 17 Ottobre 2022, 09:51 - Ultimo aggiornamento: 09:54

FOLIGNO Nell’inchiesta sulla caserma dei veleni che vede indagati due carabinieri, c’è un passaggio delicatissimo. L’ipotesi di concussione che riguarda il comandante della stazione, il luogotenente Francesco Matalone, sarebbe legata a soldi avuti da un arrestato per droga. L’uomo, un albanese finito ai domiciliari, sarebbe stato informato degli sviluppi dell’indagine a suo carico. E per quel presunto favore avrebbe dato qualche migliaio di euro al comandante della stazione di via Garibaldi. 

LE ACCUSE
Naturalmente accusa tutta da dimostrare da parte dei pm della Procura della Repubblica di Spoleto, Michela Petrini e Vincenzo Ferrigno che si sono mossi dopo un esposto di due colleghi che avrebbe segnalato come non solo Matalone ma anche il brigadiere Gianluca Insinga (indagato per falso in atto pubblico) si siano mossi fuori dai binari dei doveri d’ufficio.
Concussione, falso in atto pubblico e tentativo di cessione di stupefacenti sono le ipotesi di reato su cui indaga la Procura di Spoleto guidata da Alessandro Cannevale da almeno dieci mesi. L’inchiesta ha mosso i primi passi a gennaio a quando è arrivato in Procura l’esposto dei colleghi che hanno ipotizzato un comportamento non corretto da parte di Matalone e Insinga. Da allora una lunga serie di accertamenti culminati con la perquisizione dei locali della stazione dei carabinieri di Foligno, delle stanze dei due indagati e dei computer con cui lavorano i carabinieri finiti nell’inchiesta. Computer che unitamente ai telefonini dei due sono stati sequestrati per andare a caccia di ulteriori prove e per verificare se quanto contenuto nell’esposto abbia riscontri oggettivi.
LA VICENDA
La vicenda legata al presunto tentativo di cessione di droga riguarderebbe della marijuana che sarebbe sparita dall’Ufficio corpi di reato.

Eppoi ci sono i tabulati telefonici per controllare i contatti di una donna. Tabulati per il cui accesso sarebbe state compiuto, dal comandante delle stazione, il falso, cioè il tentativo di ottenere le autorizzazioni per la verifica dei tabulati telefonici falsificando le firme di un magistrato. Possibile? La difesa di Gianluca Insinga (studio legale Brunelli) ha già spiegato che confida di poter chiarire quanto prima possibile la posizione del brigadiere che è accusato di falso; mentre le altre ipotesi di reato (tutte da dimostrare) sarebbero in capo al luogotenente Matalone.

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