Nel caso di specie il meccanismo della frode era piuttosto complesso e scattava quando, al momento dell'immatricolazione, venivano presentati documenti falsi secondo i quali i clienti avevano acquistato la macchina in un autosalone tedesco e che, pertanto, l'Iva era stata già pagata nel paese comunitario. Mediante le attività di indagine coordinate dal sostituto procuratore Mario Formisano gli investigatori - riferiscono in una nota - ritengono di aver raccolto elementi di prova in grado di dimostrare il coinvolgimento delle otto persone indagate.
Per comprendere il meccanismo della frode ma anche per ricostruire l'entità dell'evasione è stata richiesta la cooperazione delle autorità doganali tedesche.
Nel complesso gli investigatori ritengono che oltre 200 auto siano state immatricolate con questo sistema vale a dire attraverso l'evasione dell'Iva dovuta al momento della nazionalizzazione. L'incrocio dei documenti ricevuti dalle autorità doganali estere con quelli acquisiti nelle diverse motorizzazioni civili dove erano state nazionalizzate le auto e il confronto con le dichiarazioni dei clienti degli autosaloni coinvolti ha consentito di provare la falsificazione dei documenti e conseguentemente - si legge in un comunicato dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli - confermare l'ipotesi investigativa. L’indagine - specifica ancora l'Agenzia - si inserisce in un più ampio programma di contrasto alle frodi nel settore del commercio degli autoveicoli che riguarda l'intero territorio umbro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA