Piero Fabbri aiuta i disabili a fare sport e riabilitazione in una palestra di Perugia. Avete capito bene: l’uomo che l’11 gennaio scorso ha ucciso Davide Piampiano durante una battuta di caccia sui Monti del Subasio, per poi inscenare una serie di depistaggi attraverso i quali ha provato a far credere che il 24enne si fosse sparato da solo, adesso si mette a fare volontariato. Ha cominciato esattamente ieri pomeriggio. «Per il mio cliente inizia un nuovo percorso di attività sociale - ha spiegato il suo difensore, l’avvocato Luca Maori -. Si chiama ‘giustizia riparativa’ e per il reato di cui è accusato, vale a dire l’omicidio colposo, nel futuro prossimo potremmo pensare di chiedere istituti giuridici come i lavori socialmente utili o la cosiddetta ‘messa alla prova’. In questa fase potremmo dire che la collaborazione in palestra con persone bisognose anticipa la richiesta formale che abbiamo intenzione di avanzare, volta ad ottenere la definizione del procedimento penale». In questo primo periodo il muratore sarà impegnato nell’inedita attività, in media, ogni tre o quattro giorni. «Questa attività di volontariato con l'associazione lo terrà impegnato inizialmente un paio di volte alla settimana - spiega l'avvocato Luca Valigi, collega di studio di Maori e consigliere comunale della Lega Nord -. Durante l'estate gli appuntamenti potrebbero intensificarsi anche perché molte attività vengono svolte all'aperto. Fabbri è contento di rendersi utile per aiutare il prossimo, ha dimostrato entusiasmo e grande volontà di partecipare». Il 56enne di Assisi è stato arrestato due settimane dopo il delitto, incriminato per omicidio volontario con dolo eventuale. Gli atti sono stati trasmessi a Firenze per competenza territoriale in quanto la mamma della vittima è un giudice onorario del tribunale di Spoleto: il gip fiorentino ha derubricato l’imputazione in delitto colposo e lo ha scarcerato.
Sul fronte giudiziario Fabbri, che pochi giorni fa ha denunciato minacce arrivate via posta ordinaria da un anonimo, è stato interrogato dal gip fiorentino Angelo Antonio Pezzuti.
Recentemente Fabbri è stato anche intervistato a La Vita in Diretta su Rai Uno. Nel frattempo il consulente balistico di parte Marco Benecchi ha concluso il suo lavoro scrivendo che il colpo mortale che ha ucciso Piampiano è partito da «trenta metri» di distanza in «condizioni di luce insufficienti» e con un «dislivello ascendente di quattro metri» che ha reso «ancor più difficile la visualizzazione della figura». Secondo il perito meccanico «la visibilità era ridotta dal fusto di un albero presente longitudinalmente a circa 10 metri di distanza da lui». E ha aggiunto: «Fermo che in tali condizioni la cautela avrebbe imposto di astenersi dallo sparare - scrive Benecchi - deve necessariamente essere sottolineato che sulla base dei dati circostanziali riferiti da Fabbri, in particolare in ordine al posizionamento di Piampiano ‘sui cani’ da quest'ultimo comunicatogli e dell'abbaiare dei cani udìto da Fabbri a circa 200 metri di distanza nel bosco in direzione NNW, la presenza di Piampiano 1-2 minuti dopo a 30 metri di distanza in direzione ENE poteva risultare per lui inverosimile».