Il Novecento attraverso le storie delle madri

Copertina del volume "Mia madre era. Donne e famiglie del Novecento
di Daniele Sorvillo
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Domenica 26 Gennaio 2020, 08:33 - Ultimo aggiornamento: 10:46
«La storia delle donne, madri ma non solo, è la storia del mondo»: con queste parole Maria Grazia Aurini, Presidente dell’Accademia dei Filomartani, ha sintetizzato una delle chiavi interpretative del volume “Mia madre era. Donne e famiglie del Novecento”, testo corale, pubblicato dalla casa editrice Gattomerlino, e presentato a Terni, alla presenza di un pubblico attento e commosso. Del resto, non avrebbe potuto essere altrimenti, visto l’argomento dei 76 racconti, riuniti dalle curatrici, Rita Laganà e Terry Olivi: la memoria della propria madre. Oltre alla commozione, però, la presentazione è stata occasione per significative riflessioni. Una su tutte: il ruolo delle madri nell’educazione dei figli e, quindi, della società nel suo complesso, soprattutto alla luce del tema della violenza contro le donne.

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«Questo è un libro importante – ha detto Lina Lo Giudice Sergi, ex Provveditore agli Studi di Terni – anche per il fatto che ci invita a ragionare sulla responsabilità delle madri nell’educare, da una parte, le figlie femmine al rispetto di sé, alla difesa dei propri diritti; dall’altro i figli maschi al valore delle donne e delle differenze di genere. Innegabile è il fatto che le madri siano sempre un fondamentale perno educativo». Il volume, però, non è solo un invito alla società affinché aspiri alla maternità, nel senso di avviare e guidare i giovani alla vita. E neppure soltanto uno stimolo a ricordare le lotte di tante donne che hanno preparato, con fatica, il terreno alla libertà delle donne oggi, da proteggere senza arretramenti. Nelle pagine del testo, impreziosito dai commenti del poeta Elio Pecora e del sociologo Franco Ferrarotti, i 70 autori, provenienti da ogni parte d’Italia, donne per lo più, ma anche 10 uomini, sono stati chiamati a proporre un ricordo della propria madre, ripercorrendone l’esistenza e rivelandone vicende e percorsi. Dai racconti emerge un’eredità valoriale da conservare e tramandare, ma anche un interessante confronto tra ciò che erano le donne, in quanto madri, ieri, e di come sono oggi.

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Si disegna, quindi, un arazzo generazionale, realizzato attraverso la micro storia di tante figure femminili e, quindi, una folta galleria di ritratti, tutti visti attraverso il particolare sguardo di un figlio, di donne nate tra il 1915 e 1925, protagoniste vive del passato Novecento, secolo di due guerre mondiali, della dittatura fascista, del dopoguerra, del boom, degli anni ’70, della nascita di nuovi diritti per le donne stesse e di enormi cambiamenti politici, economici, culturali e sociali. Il libro, quindi, ha una funzione decisiva, quella di imporci la responsabilità della memoria: tramandare la storia travagliata e complessa, frustrante, ma anche esaltante, delle donne italiane vissute nel secolo scorso, e dei loro figli, attraverso vicende esistenziali di gente comune, episodi di microstoria che, in quanto generatori delle grandi mutazioni e dei conflitti, consentono di comprendere e decifrare, in maniera più efficace, la macro storia, quella raccontata sui libri, definendo una vera e propria antropologia dei comportamenti umani.

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Dunque l’arte di scrivere la storia, di raccontare vicende di donne che hanno saputo crescere ed educare i propri figli alla vita, in epoche difficilissime, diventa una strumento fondamentale per superare la crisi attuale.
La memoria personale si trasforma in collettiva, in modo tale che, riprendendola e tramandandola, noi possiamo riappropriarci del nostro passato e mantenerlo vivo: essenziale antidoto, questo, alle derive di un presente inquietante, perché, appunto, sempre più privato della propria memoria.
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