Il navigatore atrofizza il cervello e
ci fa dimenticare rare emozioni

Il navigatore atrofizza il cervello e ci fa dimenticare rare emozioni
di Ruggero Campi
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Venerdì 18 Agosto 2017, 21:24
Lo avevo sempre sospettato e adesso anche la sperimentazione scientifica lo ha provato: usare troppo il navigatore GPS atrofizza il cervello e in particolare l’ippocampo, che presiede alla memoria e all'orientamento, e la corteccia prefrontale, che regola la pianificazione e i processi decisionali. Credo che anche dettare al telefono il luogo da raggiungere, senza neanche prendersi la briga di digitare, finirà con il farci perdere l’uso agevole della scrittura. Per mantenere in forma ippocampo e corteccia, ho deciso: bando al navigatore, tanto più che le piccole strade e i tracciati labirintici delle nostre città (non solo quelle medievali e romantiche, ma anche quelle dell’espansione selvaggia come la zona di Settevalli) inducono (pare) una intensissima attività cerebrale e migliorano memoria, orientamento e scelte decisionali.
Eccomi dunque diretto verso una montagna ai confini con le Marche, il Montenerone, abbastanza imponente, almeno come possono essere quelle dei nostri Appennini, ma sicuramente splendida e selvaggia. Sono animato dalle migliori intenzioni: la montagna la salirò, ovvio, con la mia fedele Pinarello, un bell’allenamento per garretti e polmoni, ma per arrivare alla base farò training cerebrale, costruendo con i miei ricordi del Nord dell’Umbria la mappa cognitiva per arrivare a destinazione. L’astensione da navigatore dura poco: ci sono molte vie alternative e tutte molto poco scorrevoli. L’ansia del moderno viaggiatore è quella del tragitto più breve possibile, più efficiente, senza pedaggio da pagare e di giungere in fretta alla meta… e così cedo alla tentazione di dare un’occhiata alla mappa del display, dove si disegna un reticolo di strade tortuose e soprattutto con pochi centri abitati. Superata la difficoltà iniziale, ovvero far capire al cocciuto (tonto) navigatore che cerco Pianello vicino a Cagli e non Pianello sul Chiascio, Pianello Valtidone o Pianello in provincia di Terni, decido di seguire la voce flautata e le sue scelte cervellotiche. E’ l’arrivo in una stretta strada sterrata sotto una galleria di alberi fronzuti – bella quanto si vuole, ma forse era un itinerario di fine '800 - che mi fa decidere a chiedere un consulto all’altro (tonto) navigatore quello del telefono.
Dopo una lunga pausa di riflessione, mentre tra satellite e telefonino saetta un fuoco incrociato di coordinate e di algoritmi, il responso è che praticamente devo tornare indietro. Mi incammino mestamente, ma la bellezza dei luoghi impedisce di perdere la pazienza. Forse i navigatori si sono coalizzati per darmi la possibilità di un momentaneo sperdimento, tra cicale impazzite e un orizzonte di infinite linee parallele di rilievi montuosi. Ah, la gola del Furlo! Le mappe dei display disegnano un piccolo cerchio azzurro palpitante che sarebbe la mia posizione, ma intorno non vedo centri abitati di riferimento… assaporo la lontananza da tutto! Qualche grande casa abbandonata appare ogni tanto ai lati della strada, costruzioni quadrate, eleganti e severe, tutte tristemente chiuse. Che tristezza il nostro meraviglioso Appennino abbandonato. Non ci sarebbe voluto molto a sostenerla la presenza umana in questi luoghi, senza che un patrimonio prezioso andasse disperso per sempre.
I navigatori sono spenti, così hanno smesso di litigare tra loro e soprattutto di “ricalcolare”. Poi – incredibile – lo vedo, quasi un apparizione, davanti ad una casa, seduto su una sedia di plastica a prendere al fresco. Mi sporgo dal finestrino: “Scusi – sussurro - ma per arrivare a… come devo fare?” Altro che navigatori con accento esotico… un arzillo signore di almeno 80 anni, con una cadenza indefinibile tra il tifernate e il marchigiano mi spiega esattamente la strada e, già che ci siamo, anche come arrivare ad un alimentari per il meritato panino, anzi già che vado in quella direzione si fa dare un passaggio, gli amici lo riporteranno indietro, adesso che non ha più la patente. Non so se ha allenato l’ippocampo e la corteccia, ma mi sono regalato un piacere raro, di sentirmi uno come lui!
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