Il testimone chiave è un amico della vittima che in questura aveva ricostruito le fasi della drammatica notte finita nel sangue: «Alla stazione ho incontrato Wertani che mi ha chiesto di accompagnarlo da un tunisino, Saber, per acquistare cocaina. Gliene ha ordinata un grammo al telefono, quando siamo arrivati a piedi sul piazzale dell’appuntamento però Saber non c’era. Al cellulare non rispondeva più. Così, considerato che abita in uno di quei palazzi, ha iniziato a chiamarlo a gran voce in continuazione. Wertani era ubriaco. A un tratto – prosegue il racconto – Saber si affaccia annunciando che sarebbe sceso. Ci è venuto incontro, a torso nudo, e ha detto che in quel momento non aveva cocaina invitandolo a tornare il giorno dopo. Wertani si è dunque scagliato contro di lui con una bottiglia di birra Peroni ma Saber ha schivato il colpo e ha estratto un lungo coltello da cucina col quale ha ferito al costato il mio amico caduto a terra dopo aver urtato con la nuca su un’auto parcheggiata. Quando Wertani era a terra gli ha più volte sputato addosso ripetendo in lingua araba ‘muori pezzo di m…’». Anche l’amico della vittima sarebbe stato minacciato col coltello: «Sono scappato verso la stazione e ho chiesto aiuto al 118, quando sono tornato c’era l’ambulanza e la polizia, Mohamed era già stato coperto da un lenzuolo bianco».
«Le ragioni del dissidio che ha portato all'aggressione fatale - ha scritto il gip Lidia Brutti nell'ordinanza di custodia cautelare - appaiono riferibili a questioni di droga e potrebbero avere radici più profonde in contrasti legati allo spaccio di stupefacenti, stagliandosi sullo sfondo possibili rivalità tra gruppi di spacciatori contrapposti. Zoaoui con un’azione spropositatamente aggressiva ha reagito al tentativo di Wertani di colpirlo con una bottiglia e in preda all’ira ha sferrato un violento colpo al busto del rivale con un coltello a scatto di 28 centimetri che aveva portato con sé».
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