I "fantasmi" del virus: nè isolamento contumaciale nè tracciamento e mai visti da un medico

I "fantasmi" del virus: nè isolamento contumaciale nè tracciamento e mai visti da un medico
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Lunedì 16 Novembre 2020, 08:55 - Ultimo aggiornamento: 08:56

Qualcosa è sfuggito di mano al sistema sanitario perchè giorno dopo giorno cresce la schiera dei fantasmi del virus, quelle persone a cui non viene fatto nessun tracciamento e che, alla fine del loro percorso di contagiati non hanno mai visto un medico. La storia di Giovanni è emblematica. Sportivo, giovane, sano sta bene ma viene avvertito da un amico con cui divide l'appartamento all'università che lui è positivo. Chiama il medico di base per la richiesta del tampone e poi la Asl. Dopo diversi tentativi andati a vuoto decide di fare il tampone in un laboratorio privato. Un paio di giorni d'attesa e il tampone è fatto. Due giorni dopo viene comunicato l'esito. E' positivo, «ma ci si rende conto che il referto è di un omonimo perchè il nome è lo stesso ma la data di nascita è diversa». Altro giorno di attesa e arriva il risultato. Ancora positivo. «L'unica telefonata che ricevo dalla Asl è quando mi comunica di aver ricevuto il risultato del tampone». Poi il vuoto assoluto. Centralini che squillano a vuoto, solitudine totale. «Nessuno mi ha chiesto i contatti per il tracciamento, ho chiamato io personalmente le persone con cui sono stato in contatto. Non ho mai ricevuto i sacchi per la raccolta differenziata e, ora, sono passati 16 giorni. Non ho mai potuto fare la segnalazione a Immuni. Niente. Tutte le volte che ho provato a fare i numeri per richiedere i servizi, squillavano a vuoto». Giovanni ha avuto la fortuna di avere due stanze separate dal resto della casa e quindi di passare la quarantena in completo isolamento dal resto della sua famiglia. «Mi lasciavano la spesa davanti alla porta e aprivo quando se ne erano andati. In quella parte di casa non avevo la lavatrice, il bucato l'ho fatto dopo dieci giorni, avendo l'accortezza di tenere i panni sporchi alla finestra e poi passandoli con uno spray prima di lasciarli fuori dalla porta dove mia madre li ha presi indossando guanti e mascherina. Tutte precauzioni di cui ci siamo fatti carico da soli, senza che nessuno ci desse indicazioni in merito». Dopo molte insistenze e telefonando ogni giorno, Giovanni riesce a contattare la Asl dopo due settimane e a ottenere il permesso di andare a fare il tampone al pit stop.
Il risultato arriva dopo due giorni: Giovanni è negativo. «Nessuno mi ha detto se posso uscire di casa, Ma, dato che non mi è stato mai notificato l'isolamento contumaciale, non mi dovranno nemmeno autorizzare ad uscire. Comunque mai nessun medico mi ha visto e nessuno, fino a questo momento, mi ha detto se devo prendere delle precauzioni o fare degli esami per capire se sono veramente guarito senza che questo virus mi abbia lasciato delle conseguenze».

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