I mille volti di Tom Jones:
l'icona si reinventa per Uj

I mille volti di Tom Jones: l'icona si reinventa per Uj
di Michele Bellucci e Fabio Nucci
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Domenica 17 Luglio 2022, 00:19 - Ultimo aggiornamento: 02:00

PERUGIA Quando si parla di icone della musica, salvo rarissime eccezioni (perlopiù legate a premature scomparse), si tratta di artisti che hanno meritato questo appellativo portando avanti carriere ultra-decennali, costellate da grandi successi. Quella che questa sera ha calcato il palco dell'Arena è un'icona a tutti gli effetti, con i suoi 82 anni e una lista di brani da classifica che attraversano oltre 6 decadi: Sir Tom Jones non ha nulla da dimostrare, ma non prende con leggerezza l'esibirsi di fronte al pubblico di Umbria Jazz.

Un pubblico composto in buona parte da giovani e addirittura giovanissimi.

Cantano brani usciti nella prima metà degli anni '60, ma che molti di loro, evidentemente, sentono propri nonostante la distanza siderale da quei tempi. I brani in scaletta ripercorrono ere differenti e omaggiano alcune "amicizie eccellenti" come quella con Dusty Springfield e Cat Stevens, c'è anche spazio per Bob Dylan e Joe Cocker fino a una trascinante versione di Kiss che ha spinto il pubblico perugino sotto al palco.

Del resto una delle caratteristiche di Tom Jones è proprio questa trasversalità che lo lascia fluttuare tra pop e rock, tra pezzi che quasi appartengono alla tradizione popolare e tormentoni radiofonici. Non un crooner né un cantautore, semplicemente un artista unico nel suo genere.

Lo show è energico, però non perde mai in compattezza. I tre maxischermi, due laterali e uno alle sue spalle, permettono di contestualizzare ogni canzone con effetti grafici semplici ma non per questo meno gradevoli. Il tutto accompagnato da voce potente ma misurata, il timbro cristallino e un repertorio impossibile da non cantare. A frenare il suo incedere c'è voluto un guaio muscolare che lo costringe a cantare su uno sgabello. "Scusatemi per questo", ha ammesso sul palco tentando di pronunciare lui stesso la parola "sciatica". Qualcuno dal pubblico grida. "Ti amiamo!". "I love you too", risponde. Sullo sfondo continuano a scorrere immagini e suggestioni, sul palco le canzoni di una vita. Quando canta il suo primo singolo, It's not unusual, pubblicato nel 1964, il pubblico si accende. Il brano è camuffato quasi da bossa nova, ma ritornello è irresistibile così come What's new Pussycat che Jones ha introdotto ricordando l'omonimo film di Woody Allen. Poi Windmills of your mind e Sex bomb quasi smontate e rimontate, come Tower of strenght. Brani riproposti con arrangiamenti nuovi che le trasformano in brani (di qualità) dell'ultimo decennio, tra chitarre rock e bonghi. Fermo nei movimenti, non nell'ugola che vibra come un tempo come dimostra in Delilah che il pubblico canta col telefonino alzato a riprendere il momento. Un'icona cantante e parlante, come quando introduce Talking blues, "un brano sulla vita e sullo show della realtà". Ben diverso dal reality show. In tutti i sensi. Aspettando Johnny Depp e il suo stuolo di fan, una serata da mettere nell'album Uj degli eventi più riusciti. Due ore rock, nel senso più estremo del termine. Tutti in piedi per sir Jones.

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