I florivivaisti ternani: «Serre piene ma i negozi sono chiusi: rischiamo di buttare tutto»

I florivivaisti ternani: «Serre piene ma i negozi sono chiusi: rischiamo di buttare tutto»
di Paolo Grassi
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Sabato 21 Marzo 2020, 09:19 - Ultimo aggiornamento: 09:20

Lo stop per l'emergenza Covid-19 non ci voleva, tanto meno nel periodo dell'anno migliore che è la primavera. Un settore in crisi, sul quale arriva pure la sberla della chiusura di gran parte degli esercizi commerciali, con la conseguenza di non poter piazzare i prodotti.
Ecco come vivono l'emergenza i florovivaisti del ternano. Produttori e distributori di piante e fiori, venduti direttamente, portati a esposizioni e fiere o utilizzati per rifornire i fiorai. Questi ultimi sono chiusi, le fiere sono ferme e gli acquisti diretti non ci sono. Loro continuano a produrre.
Un problema, per un settore che nella conca ternana conta quasi una decina di aziende all'ingrosso e un centinaio di venditori e fiorai. Quasi tutti sono costretti a tenere in serra i loro prodotti, con il rischio pure di gettare via fiori e piante stagionali. Sentendo alcuni di loro, arriva una triste conferma.
«Per la nostra azienda dice Alessandro Arca che la gestisce con i suoi due fratelli è un problema. Lavoriamo all'ingrosso. Non c'è più domanda e facciamo solo mantenimento di ciò che abbiamo in serra». L'azienda ha momentaneamente chiuso e, tra l'altro, ha una decina di dipendenti. «Siamo stati costretti a metterli in ferie. Aspettiamo un decreto per una cassa integrazione straordinaria».
Rino Picchioni conferma le preoccupazioni: «Già lo scorso anno il nostro settore ha avuto danni dal maggio piovoso. Ora, questa cosa non ci voleva. Ci sono arrivati in questi giorni prodotti ordinati a novembre. Abbiamo tanta merce fema in serra. Facendo produzione, pur non vendendo siamo costretti ad andare avanti, con i costi che dobbiamo sobbarcarci senza ritorni. Spero che l'emergenza finisca ad aprile, altrimenti non so cosa succederebbe».
Luciano Tortorella ha un vivaio a conduzione familiare a Collesecco: «Siamo con l'acqua alla gola dice - tra scadenze, fornitori da pagare e merce ferma. Io vado anche in altre regioni come Lazio, Marche, Emilia Romagna e Campania. Prendo parte a fiere ed esposizioni. Tutto fermo».
I problemi vengono percepiti pure da Saki Pliatsidis, che aggiunge altra carne al fuoco: «Noi, in Valnerina, abbiamo un brevetto per distribuire a privati piante tartufigene. Coronavirus? Penserei, piuttosto, anche alle concorrenze sleali e ad articoli floreali venduti non a norma in alcuni esercizi di grande distribuzione. Ad esempio, fiori e piante posti su scaffali accanto a quelli della frutta». Tempi duri, in cui non sono proprio... rose e fiori.
 

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