Il dottore è un cliente assiduo di Luigi Esposito che con Carlo Margheriti e l'albanese Adriatik Saraci è finito in cella per detenzione a fini di spaccio. Al medico di medicina generale la cocaina viene recapitata a casa, in pieno centro. Ad uno dei due infermieri che lavorano in ospedale, anche loro clienti affezionati delle tre persone arrestate nell'operazione Mailbox della polizia, la consegna avviene pure all'interno del parcheggio del Santa Maria. I fornitori del medico di famiglia sono soliti lasciare la coca dentro alla cassetta delle lettere ma un giorno quella droga sparisce misteriosamente nel nulla. Perché gli investigatori della Mobile la sequestrano prima del ritorno a casa del dottore. Che rientra la sera del 20 aprile e non trova nulla. Le conversazioni telefoniche sono eloquenti: Dimmi doc. Lui si mostra agitato: «Non me li hai lasciati? Ci ho guardato non ci stanno». Il pusher cade dalle nuvole: «C'è passata tua moglie? Ha le chiavi? Io non mi sono sbagliato fidate».
Nessuno dei due immagina che quella droga infilata nella cassetta della posta è già nelle mani dell'antidroga, che li sta seguendo passo dopo passo e non li molla un istante.
Per il gip, Barbara Di Giovannantonio che ha firmato le misure cautelari anche per un nordafricano ricercato e un altro ternano con l'obbligo di firma il quantitativo di droga movimentato e commercializzato è sintomatico delle dimensioni e gravità del traffico di droga spacciata nel territorio ternano e narnese, al di là dei singoli episodi di spaccio che non vanno considerati autonomamente ma in maniera unitaria e globale. Oggi gli interrogatori di garanzia degli arrestati, difesi da Francesco Mattiangeli e Roberto Chiaranti.