Guerra delle acque minerali, i giudici: «Legittima la concessione a Rocchetta»

Guerra delle acque minerali, i giudici: «Legittima la concessione a Rocchetta»
di Egle Priolo
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Sabato 30 Luglio 2022, 17:02

PERUGIA - La concessione a Rocchetta spa per lo sfruttamento delle acque minerali a Gualdo Tadino è legittima. Lo ha stabilito la Corte d'appello di Roma Sezione Usi civici con una sentenza che mette un ulteriore punto sulla lunga battaglia giudiziaria tra la società, la Regione, il Comune e la Comunanza agraria dell'Appennino gualdese. Manca ancora il pronunciamento finale della Corte di cassazione dopo l'impugnazione da parte della Comunanza della decisione favorevole alla proroga del Consiglio di Stato del 202, ma la sentenza conferma la legittimità della concessione «per l’esercizio di attività imprenditoriale consistente nella captazione di acqua minerale».

«La sentenza della Corte d'appello – commenta infatti Chiara Bigioni, avvocato e consigliere di amministrazione di Rocchetta spa – mette un punto fermo sulla concessione. Da parte nostra, quindi, c'è massima soddisfazione per la decisione che, in 23 pagine ricche di approfondimenti giuridici consistenti, fa chiarezza su tutta la vicenda. Da un lato, conferma la decisione del Consiglio di Stato sulla proroga della concessione della Regione, con un punto fermo appunto sulla concessione dello sfruttamento minerario, dall'altro si spinge oltre ribadendo l'importanza di un'attività estrattiva su un territorio che è patrimonio indisponibile della Regione e quindi bene pubblico».
La sentenza, infatti, molto complessa e tecnica, si addentra sul concetto di corpo idrico, connesso all'uso civico, normato solo dal 2017, e «specifica – spiega ancora Bigioni – che sul corpo idrico l'uso civico si può esercitare, ma lo sfruttamento deve essere funzionale e strumentale. Il diritto sussiste se la comunità ha utilizzato dal passato e continua a sfruttare l'uso civico. Insomma, un elemento importantissimo, per la prima sentenza che si esprime sul tema».
Di certo, la Corte d'appello, dopo una lunghissima disamina di una battaglia legale che va avanti da ben otto anni, sostiene come «l’attività concessoria è legittima, con la conseguente legittimità della compressione dei diritti e delle facoltà che i cives esercitano sui terreni interessati». La riforma parziale della sentenza appellata prevede «la reintegra in favore della Comunanza agraria Appennino Gualdese a cura della Regione Umbria (...) limitata ai terreni non ricompresi nelle fasce di rispetto previsti normativamente a tutela dell’attività estrattiva», ma «la legittimità del provvedimento di proroga della concessione incide anche sulla domanda proposta dalla Comunanza agraria tesa ad ottenere una somma di denaro a titolo risarcitorio. Osserva, comunque, la Corte che tale domanda è inammissibile (...). In ogni caso, nel merito è infondata, in quanto il diritto al risarcimento del danno presuppone l’esistenza di un’attività illecita, perché priva di valida autorizzazione, che nel caso di specie, per quanto fin qui detto, non sussiste».
Parole precise e adesso si è in attesa del pronunciamento della Cassazione, con la prossima udienza prevista per il 27 settembre: dopo, si spera che l'annosa questione si chiuda.

Bigioni non ha bisogno di ricordare l'importanza dell'azienda di acque minerali per l'occupazione, l'indotto e l'economia del territorio, ma un sassolino dalla scarpa se lo leva lo stesso. «Come abbracciamo e sosteniamo iniziative di Comune e associazioni, così abbiamo dato la nostra disponibilità – chiude il consigliere di amministrazione di Rocchetta - a partecipare e a collaborare a iniziative virtuose della Comunanza agraria sul territorio. Ma ad oggi senza nessun riscontro».

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