
PERUGIA A quasi due anni dagli arresti dell'aprile 2019, ieri sera alle otto sono arrivati i primi verdetti dell'inchiesta sui presunti concorsi truccati in sanità, tra rinvii a giudizio e condanne. Con una prima pesante certezza: per il giudice Angela Avila regge l'ipotesi dell'associazione per delinquere che la procura contesta a nove persone, tra politici e dirigenti. È reale quindi, secondo il gup, la «rete di sistema» in cui si erano associati al fine di commettere una serie di delitti contro la pubblica amministrazione «finalizzati alla manipolazione sistematica dei concorsi pubblici banditi dall'Azienda ospedaliera di Perugia e dall'Usl Umbria 1 per garantire la vittoria o il posizionamento utile in graduatoria dei candidati «determinati dagli stessi associati». Dovranno quindi rispondere di questa pesante accusa l'ex presidente della Regione Catiuscia Marini, l'ex sottosegretario al ministero degli Interni Gianpiero Bocci, l'ex assessore alla Sanità Luca Barberini, gli ex direttori generale e amministrativo del Santa Maria della misericordia Emilio Duca e Maurizio Valorosi, insieme a Maria Cristina Conte, Rosa Maria franconi e Antonio Tamagnini. Il nono, l'ex direttore sanitario Diamante Pacchiarini, che aveva scelto il rito abbreviato, è stato condannato (pena sospesa) a due anni e otto mesi. Per gli altri, compresi gli oltre venti imputati, il processo si aprirà davanti al secondo collegio del tribunale di Perugia il prossimo 16 marzo. Va detto che nel lungo e articolato dispositivo sono stati diversi i proscioglimenti da alcune delle accuse contestate dai sostituti procuratori Mario Formisano e Paolo Abbritti, ma come detto l'impianto accusatorio al momento sembra reggere. Proprio sulle fondamenta di quell'associazione per delinquere che le difese hanno fatto di tutto per smontare. «Affronteremo il processo fiduciosi di poter dimostrare l'innocenza della mia assistita», ha detto il difensore dell'ex presidente Catiuscia Marini, l'avvocato Nicola Pepe. E se Valorosi è stato prosciolto per la vicenda di Susanna Esposito e per il concorso del maxillofacciale (con diversi abusi d'ufficio assorbiti nelle fattispecie più gravi contestate nell'ambito del giudizio immediato per cui si torna in aula oggi davanti al giudice Lidia Brutti), il suo legale, Francesco Crisi, definisce le accuse residue «assolutamente insussistenti. Continueremo – dice - la nostra battaglia in dibattimento. La vicenda di Valorosi doveva finire qui, continueremo il nostro percorso fiduciosi e nella piena consapevolezza che le due contestazioni sono insussistenti». «Esprimo soddisfazione – il commento di Francesco Falcinelli, avvocato di Duca - per la visione del giudice che ha prosciolto il mio assistito da diverse accuse. Per quelle che residuano sono fiducioso circa gli sviluppi dibattimentali». Soddisfazione anche per l'avvocato Vincenzo Maccarone che ha visto assolvere Fabio Madonnini dalle accuse sulle soffiate sulle indagini in corso. Prosciolta da tutte le accuse anche Serena Zenzeri, come richiesto dai suoi legali Luca Gentili e Claudio Lombardi e dalla stessa procura. Hanno infine patteggiato, tra gli altri, pene tra 7 e 13 mesi Roberto Ambrogi, Gabriella Carnio, Maurizio Dottorini e Andrea Sborzacchi. Insieme alle condanne, previsti anche i danni alle parti civili: la Regione Umbria (con l’avvocato Anna Rita Gobbo), la stessa Azienda ospedaliera (assistita da Fabio Pili), la Usl Umbria 1 (con l'avvocato Francesco Maresca), ma anche Cittadinanzattiva (assistita da Alessandra Bircolotti) e l’Unione nazionale consumatori (con l’avvocato Leonardo Gorbi).
Ultimo aggiornamento: 08:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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