Giustizia in Umbria a due velocità: Perugia e Spoleto lumaca, Terni da Formula 1. Le condanne? Più leggere nel capoluogo

L'inaugurazione dell'anno giudiziario
di Egle Priolo
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Domenica 31 Gennaio 2021, 12:55

PERUGIA - PERUGIA La pandemia ha arrestato la giustizia, durante i mesi di lockdown e con effetti sui carichi anche successivi. Ma l'escalation di reati prevista inizialmente come l'aumento delle vittime dell'usura per fortuna non ci sono stati. Preoccupa forse maggiormente il dato sulla lentezza dei giudizi e un'Umbria giudiziaria a due velocità: a Perugia e Spoleto un fascicolo su tre si chiude per prescrizione, a Terni solo quattro su cento. Con un'altra curiosità: nei tribunali del capoluogo i giudici sarebbero più “buoni”.
Sono questi alcuni dei dati emersi ieri durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario: una cerimonia mai così ristretta, nel rispetto delle regole anti Covid. Nell'aula Goretti del palazzo del Capitano del popolo erano presenti infatti solo sedici persone, distanziate e in mascherina. Persino i tre procuratori Raffaele Cantone, Sandro Cannevale e Alberto Liguori sono stati dispensati dall'essere presenti a un evento insolitamente breve (poco più di un'ora) aperto dal presidente della Corte d'appello di Perugia Mario D'Aprile. Con lui, il procuratore generale reggente Claudio Cicchella, i prefetti e i questori di Perugia e Terni, i comandanti regionali di carabinieri e guardia di finanza, la presidente della Regione Donatella Tesei, il sindaco di Perugia Andrea Romizi, un rappresentante del Csm e del ministero della Giustizia e il presidente dell'Ordine degli avvocati di Terni Francesco Emilio Standoli in rappresentanza dell'avvocatura dell'intero distretto.
«Aspettiamo con impazienza» l'uscita «dal tunnel della pandemia» e «siamo pronti ad offrire il nostro contributo per la rinascita della comunità dell'Umbria: questo è l'impegno particolare che assumiamo per il nuovo anno giudiziario». Questo uno dei passaggi della relazione del presidente D'Aprile, che si è soffermato molto sulla questione coronavirus «che ha condizionato anche l'andamento degli uffici giudiziari dell'Umbria – ha detto - ma è stata affrontata con adeguate misure che hanno consentito di superare progressivamente le nuove difficoltà, aggiuntive rispetto a quelle di sempre» con «gli uffici che hanno risposto bene all'impatto» grazie al «gioco di squadra che si è riusciti ad organizzare». «Ma al termine di questo lungo periodo di criticità, di questa triste parentesi - si sottolinea nella relazione -, gli uffici giudiziari dovranno essere pronti per recuperare il tempo perso e dovranno trovarsi attrezzati a tal fine. La ripresa sarà possibile solo mettendo a disposizione degli uffici più consistenti risorse umane, ossia più magistrati e più dipendenti amministrativi», ha detto il presidente, sottolineando i purtroppo ormai consueti problemi di pesanti carenze di organico. Ma anche la difficile situazione logistica degli uffici giudiziari di Perugia, «caratterizzati da sedi sparse nel territorio cittadino, in gran parte non adeguate alle necessità» e all'indispensabilità del progetto della cittadella giudiziaria.

Il pg Cicchella, invece, dopo aver anticipato l'arrivo di due nuovi sostituti (e in attesa della nomina del prossimo procuratore generale), è entrato nel merito dei dati sui processi nel distretto, evidenziando come - secondo i prospetti statistici ministeriali aggiornati allo scorso ottobre - «ancora una percentuale troppo alta di processi di primo grado sono definiti con sentenze dichiarative dell’estinzione dei reati per prescrizione. Sul punto questa Procura Generale non può non rilevare le differenze che emergono tra i tribunali del distretto. Mentre i tribunali di Perugia e Spoleto, tra il monocratico ed il collegiale, hanno percentuali che si attestano intorno al 30 per cento (32,4 % Perugia 34,1 % Spoleto) il Tribunale di Terni ha una percentuale decisamente inferiore, pari al 4 per cento. In Corte di Appello la percentuale dei processi esauriti con sentenze di non doversi procedere per prescrizione è pari al 19,7 per cento sul totale dei processi definiti». Praticamente uno su cinque.
Differenze anche sulle condanne, con «i Tribunali del distretto per fatti di pari gravità comminano pene molto diverse specialmente in relazione a reati concernenti il traffico di sostanze stupefacenti – si legge nella relazione del procuratore generale -.

Più miti le condanne pronunciate nel Tribunale del capoluogo di regione rispetto a quelle pronunciate dagli altri due tribunali. Un dato oggettivo su cui riflettere se si considera che Perugia molto spesso a torto o a ragione è stata considerata una sorta di “hub” cui fare riferimento per il reperimento di sostanze stupefacenti». In generale, invece, i reati dei cosiddetti colletti bianchi, come bancarotte o frodi fiscali, sembrano essere una realtà «sottovalutata».

«Nessun aumento dei reati violenti nonostante la pandemia». I reati? Durante la pandemia non sono aumentati, ma non sono neanche diminuiti. È quanto si rileva dalla relazione del procuratore capo di Perugia Raffaele Cantone resa nota in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario. Partendo proprio dalla situazione vissuta lo scorso anno, con mesi di aule di giustizia chiuse e le difficoltà legate al coronavirus che hanno «inevitabilmente avuto quale effetto quello di aggravare ancor di più il carico del Tribunale. Il riaccendersi della pandemia da fine settembre/inizio ottobre e le incertezze del quadro normativo di riferimento - di cui in grande ritardo si è fatto carico il legislatore con un provvedimento che, comunque, avrà un impatto molto limitato sui processi dibattimentali – avranno un facilmente pronosticabile effetto ulteriormente negativo sui tempi di definizione dei processi in corso e di quelli che nel prossimo periodo saranno portati all’esame dei giudici».
Ma il procuratore Cantone ha anche analizzato numeri e tipologie dei reati (i dati sono relativi ai primi sei mesi del 2020) non rilevando «specificità e peculiarità; le tipologie dei reati oggetto di iscrizione appaiono sostanzialmente non dissimili da quelle del passato, vedendo un numero, in linea con il passato, di procedimenti per reati di criminalità comune e soprattutto di spaccio di stupefacenti, sia pure di piccola entità. Non si nota nemmeno un aumento particolare di reati violenti, tipici delle fasi successive a momenti di restrizione. Nemmeno sembra essersi verificato un mutamento del trend dei reati commessi in ambito familiare che, in un arco temporale che ha visto un rilevante incremento del tempo trascorso in casa dai cittadini, avrebbero potuto, come era stato pure pronosticato, aumentare in termini numerici e qualitativi». Non sembrano poi neanche essere aumentati «i fenomeni di insolvenze né le procedure fallimentari; nemmeno si è rilevato un aumento dei casi di denunce per usura. Il dato fornito è, però, ancora molto parziale e limitato; è trascorso troppo poco tempo dalla prima fase dell’emergenza e, fra l’altro, quest’ultima non è ancora purtroppo cessata, perché sia possibile trarre elementi dirimenti».

Dati quindi in qualche modo incoraggianti, compreso il primato della Perugia giudiziaria sempre più telematica (ma c'è ancora molto su cui lavorare), mentre dall'avvocatura i toni sono molto più cupi, da tutti i tre territori del distretto. Ma il presidente dell'Ordine degli avvocati di Terni, in rappresentanza di tutti i colleghi del distretto, ha sottolineato come quello perugino sia «un’isola felice nel panorama giurisdizionale italiano. Ciò è tanto più vero – ha detto Francesco Emilio Standoli - se si considera che incessante e senza soluzione di continuità è stata l’interlocuzione tra i presidenti dei tre Ordini forensi e i rispettivi capi degli uffici giudiziari umbri nella elaborazione degli innumerevoli protocolli che il Legislatore - che si è totalmente disinteressato delle sorti della giurisdizione in un momento così drammatico - ha delegato alle iniziative dei singoli. Se la giustizia in Umbria non si è fermata e se la salute di tutti gli operatori è stata garantita e salvaguardata lo si deve esclusivamente ai virtuosi accordi raggiunti a livello locale».

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