Giustizia e Covid, a Perugia la sfida alla zona rossa

Giustizia e Covid, a Perugia la sfida alla zona rossa
di Egle Priolo
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Giovedì 11 Febbraio 2021, 08:00

PERUGIA - Il passaggio da zona arancione a zona rossa, e pure rinforzata, ha acuito l'allerta e anche soprattutto l'intolleranza ai disagi, come quelli registrati nelle aule di giustizia della città. E negli ultimi giorni, nonostante i provvedimenti presi immediatamente dopo l'ordinanza della Regione, sono appunto aumentati fino alla rabbia i mal di pancia in tribunale, soprattutto al penale di via XIV Settembre. Dove il personale e l'utenza si sono accodati alle proteste, per esempio, dei difensori d'ufficio per le finestre spesso chiuse, senza ricambio dell'aria, assembramenti nelle aule fin troppo piccole e insomma una percezione del rischio contagi considerata troppo alta.

Le segnalazioni di difficoltà nella gestione dell'emergenza non sono decisamente mancate, tra richieste di rinvii delle udienze o addirittura di una nuova sospensione dell'attività, ma per cui notoriamente è necessario una disposizione del governo nazionale e del ministero della Giustizia. In mancanza, quindi, di un decreto simile a quello della primavera scorsa, l'atteggiamento intrapreso ancora una volta da avvocati, magistrati e dagli stessi dipendenti è di uno sforzo comune per delimitare i disagi che in realtà il Covid ha solo amplificato.
Il consiglio dell'Ordine degli avvocati di Perugia, presieduto da Stefano Tentori Montalto, e la Camera penale, con il presidente Vincenzo Bochicchio, da giorni infatti sono in costante contatto con la presidente del tribunale Mariella Roberti, proprio per concordare e perfezionare soluzioni per le situazioni che destano maggiore preoccupazione all'utenza. Si stanno quindi definendo con i capi degli uffici operazioni condivise per limitare gli accessi in tribunale ed evitare così assembramenti e soprattutto - per venire incontro alle esigenze di chi magari è costretto dal ruolo a piantonare le aule tutto il giorno - ripristinare il collegamento da remoto per i difensori d'ufficio. Gli stessi magistrati, secondo quanto risulta, dopo le sollecitazioni degli avvocati hanno rivisto i ruoli, spesso considerati troppo lunghi e “compatti”, con troppe udienze in un giorno e file anche solo per un rinvio, in una situazione già complessa e critica. Un insieme di accorgimenti e procedure più snelle, compresa la controcitazione dei testimoni, proprio per superare questo momento di massima allerta e trovare soluzioni condivise che non ingolfino ancora il sistema ma garantiscano quelle situazioni di sicurezza per lavorare e ottenere giustizia.
Non può essere tutto rose e fiori, come è chiaro.

Eppure lo sforzo è importante e l'avvocatura unita – nonostante alcune legittime rimostranze – è alla ricerca di soluzioni per la salute e il lavoro di tutti, trovata la sponda con i magistrati che assicurano il medesimo impegno. Le polemiche non mancano e non mancheranno, considerando che sono migliaia le persone che lavorano e gravitano intorno alle aule dei tribunali in città, tra cancellerie in affanno e cittadini chiamati anche a difendersi. Ma di certo – una volta passata la tempesta - sarà necessario l'intervento di tutti, istituzioni comprese, come ricordato solo pochi giorni fa dallo stesso presidente della Corte di appello in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, per la definizione di una soluzione meno raffazzonata rispetto ad aule piccole e interrate, persino dove piove se fuori c'è maltempo. Un problema, appunto, di cui la pandemia ha solo acuito i disagi. Un problema molto sentito in città e per cui da troppo tempo si chiede un finale.

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