Viaggio a Giove, zona rossa in Umbria. «Contagiata anche una bambina di 8 anni»

Il sindaco di Giove Alvaro Parca
di Vanna Ugolini
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Venerdì 10 Aprile 2020, 12:04 - Ultimo aggiornamento: 21:37

GIOVE Giove chiuso, troppi rischi per la Pasqua. L'Umbria ha la seconda zona rossa dopo Pozzo di Gualdo Cattaneo (che ora può riaprire). E' il paese di Giove, nel Ternano. Sembrava che il contagio non dovesse mai arrivare in questo scampolo di mondo tra le colline dell'Umbria, che per trovarlo, da Terni, bisogna prendere una strada tutta curve, all'ombra degli alberi che la fiancheggiano. Sembrava che questo paese, incuneato tra l'Umbria e il Lazio potesse sentirsi al sicuro, con il suo piccolo centro storico ordinato e ricchissimo di arte, un'unica strada centrale ornata di case piccole, una attaccata all'altra, con i balconi, all'ombra del castello e della chiesa. Invece, il 27 marzo è scattato l'allarme: le prime due donne positive. Due persone che lavorano a contatto con il pubblico. E da allora è stato un bollettino continuo, con una salita così rapida dei contagi che, due giorni fa, l'8 aprile, il sindaco e la Asl hanno alzato bandiera bianca e chiesto aiuto alla Regione. «Fate qualcosa». Zona rossa o, perlomeno, tamponi a tappeto in modo da capire cosa sta succedendo. Oggi, 10 aprile, la Regione ha deciso. «L'emergenza non è finita - ha detto la governatrice Donatella Tesei - ci sono ancora molti rischi quindi abbiamo deciso di chiudere Giove».
Il sindaco, Alvaro Parca, che è primo cittadino praticamente da sempre, sconfortato, scende dalla sua Punto bianca parcheggiata davanti al municipio e racconta per l'ennesima volta la storia dei suoi compaesani contagiati. Il 9 aprile erano arrivati a essere trenta, con almeno quaranta persone in isolamento fiduciario e tutte concentrate nel centro storico. Nove famiglie coinvolte, età media bassa, 46 anni, ma con ampie diversificazioni: è positiva una bambina di 8 anni e una nonna di 94. «Tranne quattro, affetti da patologie pregresse, che sono ricoverati in ospedale, stanno bene, sono a casa», ripete il sindaco. Che ammette che i contagi, almeno in parte, sono dovuti anche a comportamenti non del tutto corretti: «La gente non aveva la consapevolezza della gravità», nonostante il fatto che «i controlli li abbiamo fatti, sia noi con i vigili urbani, sia i carabinieri e anche con l'uso del drone».
 E nella cittadina di nemmeno duemila abitanti la rassegnazione sembra essere la costante tra la poca gente che si incontra. Spiegare non è facile. Come è cominciata? «E chi lo sa!» Racconta un signore in tuta da ginnastica bianca e blu. Una delle prime a stare male è stata una signora che lavora in un negozio del centro, «ma di chi l'abbia presa non si sa. Qui c'è gente che lavora fuori, a Orte, a Roma. Chi l'abbia portato, quel virus, non si sa». Come si è propagato, invece, è più chiaro. Al momento è salva la campagna, dove, comunque, ci abita il 35 per cento della popolazione. «Una delle contagiate, poi fa l'infermiera, quindi è a contatto con tante persone». 
Parca era stato al centro della "guerra della spesa": quando il supermercato di Giove è stato chiuso per la sanificazione, dato che una dipendente era risultata positiva, lui aveva invitato i suoi concittadini ad andare a fare la spesa nei comuni vicini, Amelia e Attigliano. Ma i sindaci di quei comuni avevano fermato l'iniziativa bruscamente, per paura dei contagi. Ridarebbe l'indicazione, sindaco? «Col senno di poi sono tutti capaci di prendere le decisioni giuste». Fermo restando che la situazione andava risolta trovando una soluzione comune e senza le barricate, ma per due giorni la popolazione non poteva stare senza fare la spesa? «Oltre al supermercato qui c'è solo un negozio piccolissimo. E c'era gente che aveva appena finito la spesa settimanale, non potevo farla stare senza cibo». Ma quell'episodio ha avuto anche dei pesanti strascichi dal punto di vista sindacale, perchè la Usb ha denunciato che la dipendente che poi è risultata positiva, era stata sostituita, in attesa di conoscere i risultati del tampone, da altro personale venuto da comuni limitrofi. «Anche questo un comportamento scorretto», ha denunciato il sindacato. 
Insomma, ci vorrà tempo per capire cosa è effettivamente successo a Giove. Intanto il sindaco spera che la pioggia di contagiati finisca e si possa fare un punto della situazione. E alla domanda se il Comune ha sufficienti mascherine risponde da dietro la sua mascherina di stoffa e la indica: «Solo queste. Le stiamo facendo fare noi. Sono autoprodotte. Sono di cotone, doppio strato e all'interno hanno uno strato di tessuto non tessuto. Queste abbiamo e con queste dobbiamo fare».
 

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