Panariello il 3 settembre al Frontone
con La favola mia: «Se i personaggi
hanno un'anima possono arrivare a
toccare corde davvero profonde»

Panariello il 3 settembre al Frontone con La favola mia: «Se i personaggi hanno un'anima possono arrivare a toccare corde davvero profonde»
di Michele Bellucci
5 Minuti di Lettura
Giovedì 4 Agosto 2022, 15:16

PERUGIA - Tornerà in Umbria dopo il grande successo avuto con l’ultimo spettacolo teatrale (già andato in scena ad Assisi lo scorso gennaio) Giorgio Panariello, pronto a proporre una nuova versione de “La favola mia" nel suggestivo contesto dei Giardini del Frontone, sabato 3 settembre (inizio alle 21). L’attore, presentatore e comico toscano si racconterà ripercorrendo i suoi 20 anni di carriera, tra grandi classici del suo repertorio e sketch legati all’attualità, in una sorta di irresistibile chiacchierata con il pubblico. L'appuntamento fa parte della rassegna Moon in June e gode del patrocinio del Comune di Perugia.

Giorgio Panariello, è mai stato nel luogo dove si esibirà?

Penso di esserci passato accanto ma non sono mai entrato ai Giardini del Frontone. Mi dicono tutti che è bellissimo e sono convinto che sarà perfetto per questo spettacolo.

Il contesto avrà il suo ruolo?

Sicuramente! Per uno spettacolo come quello che proporrò l’ambiente è fondamentale. In luoghi affascinanti la gente si gode diversamente la serata, non è come essere in un parcheggio. Ricordo che in passato mi sono esibito a volte con il mare alle spalle e quando racconti della tua estate avendo il mare come sfondo… è tutta un’altra cosa!

Beh, qui troverà “il mare dell’Umbria”, ha visto lo spot?

No, ma l’idea non è male. La gente rompe sempre le scatole per quello che non abbiamo mentre invece c’è tanto altro. Penso che potrei farci una battuta durante lo show!

“La favola mia” racconta molto della sua adolescenza, cosa le manca più di tutto di quel periodo?

Sembra una battuta ma è quello di cui stavamo parlando: la verità è che mi manca il mare. Ma non solo d’estate, dico in generale viverci a fianco. Quando per 30 anni vivi tra spiagge e pinete, con gli incredibili tramonti della Versilia… e ritrovare gli amici per uscire con i vespini, aspettare che arrivassero le fiorentine… e allora tutti si ronzava intorno a loro come dei mosconi. È questo che mi manca più di tutto.

Quindi più che il mare, potremmo dire la sua gente?

Certo. Vivendo a Roma da tanti anni, che è bellissima ovviamente ma non è la mia appartenenza, già quando sono a Prato mi sento più a mio agio. Ma il litorale della Versilia è dove trovo la gente che mi fa sentire a casa. Magari vedo che c’è ancora quella bottega… oppure mi accorgo di quella rotonda che non c’è più. Quando torno ritrovo quegli amici che non sono cambiati e ti fan sempre le stesse battute.

A loro non gli frega nulla di chi sei! Ai tempi dei miei primi successi, rientravo a casa e mi guardavano male… volevano capire se e quanto fossi cambiato. Poi capivano che ero rimasto lo stesso così si scioglievano e tornavano a trattarmi come prima. Non è popolarità, è una questione di affetto.

Del resto anche molti dei suoi personaggi vengono da quelle parti…

Vedi, oggi personaggi come il bagnino Mario o Merigo l’ubriaco su TikTok li trovi. Se avessi avuto un telefonino all’epoca probabilmente li avrei ripresi e messi sui Social, ma così si sarebbero persi in mezzo al marasma. Invece all’epoca li dovevo memorizzare per poi raccontarli attraverso i miei spettacoli. Noi come artisti si può cercare di stare al passo con i tempi, magari essere presenti sui Social e provare a capire cosa guardano i ragazzi oggi, ma non dobbiamo dimenticare che abbiamo un pubblico che nutre un affetto vero per questi personaggi del passato.

La vedremo mai nei panni di un influencer?

La verità è che ci ho pensato, anche in una riunione all’inizio dell’estate che ho fatto con gli autori. Mi hanno chiesto di capire se si potesse sviluppare un personaggio tipo influencer ma ogni cosa che dicevo si scopriva che qualcuno l’aveva già fatta. Anche volendo creare cose nuove non faccio in tempo a pensarle! La realtà supera troppo la fantasia. Quei personaggi non li crei, esistono davvero. Per i personaggi che amo fare io devi invece avere più pazienza, ci vuole tempo e approfondirli. Quindi attualmente rendo moderni i miei personaggi, così magari il bagnino racconterà dell’inquinamento dei mari e Merigo non sarà più “l’ubriaco” ma un “diversamente alcolista”.

Si può dire che i suoi personaggi hanno un’anima?

Penso proprio di sì. Anche perché quel che scrivi dipende dall’anima che ci metti. Certo, alcuni sono delle macchiette che rifaccio per divertire e ridere un po’ insieme, ma altri, come Mario, un’anima ce l’hanno sicuramente. Quando mi viene in mente una cosa divertente penso a quale dei miei personaggi l’avrebbe pensata.

Allora non ci sarà solo da ridere ne “La favola mia”?

Ci sarà soprattutto quello, ma per esempio quando ho fatto “Il borghese gentiluomo” di Molière in molti venivano perché mi avevano visto in tv. Alla fine tante persone mi ringraziavano e ammettevano “son venuto per vedere Mario il bagnino e invece mi ha fatto vedere un’opera che non avrei mai visto in vita mia”. Ecco, si può arrivare a scoprire cose ben più profonde anche attraverso uno spettacolo così.

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