Ginecologo dell'ospedale di Narni non si accorse della malattia della madre e la bimba morì: condannato

Ginecologo dell'ospedale di Narni non si accorse della malattia della madre e la bimba morì: condannato
di Nicoletta Gigli
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Venerdì 6 Gennaio 2023, 08:19 - Ultimo aggiornamento: 12:58

TERNI Dovrà risarcire l'azienda Usl Umbria2 per un errore medico nel seguire la gravidanza di una giovane donna, che si è conclusa con la morte della bimba. Roberto Provaroni, che all'epoca era primario di ostetricia e ginecologia dell'ospedale di Narni-Amelia, è stato condannato dalla corte dei conti dell'Umbria a pagare 135mila euro all'azienda sanitaria locale di cui era dipendente. La cifra che, con un accordo transattivo, era stata riconosciuta e versata ai genitori della bimba dalla stessa azienda. Il decesso intrauterino della bambina risale al 4 settembre 2011. A constatarlo fu l'ospedale di Terni dove la paziente era stata ricoverata d'urgenza all'esito di esami effettuati al pronto soccorso dell'ospedale di Narni dove si era recata perché non sentiva più i movimenti della bambina. I genitori della bimba incaricarono un medico legale di accertare le cause del decesso e verificare la correttezza delle prestazioni sanitarie ricevute dalla gestante. Il consulente di parte, Sergio Scalise Pantuso, ha ritenuto che «il tragico evento era stato causato da un invecchiamento precoce della placenta materna» e ha riscontrato profili di negligenza nell'operato del dottor Roberto Provaroni, all'epoca dei fatti primario di ostetricia e ginecologia dell'ospedale di Narni-Amelia, che aveva seguito la gravidanza presso l'ambulatorio in regime di intramoenia, ma «senza rilevare la patologia in atto e indicare alla paziente i rimedi che avrebbero scongiurato il decesso della bambina intervenendo con un parto prematuro». Per il perito «i segni della sofferenza fetale erano rilevabili già nelle ecografie del 29 luglio e del 23 agosto 2011, quando ancora ci sarebbe stato tempo per intervenire ed evitare la morte della bimba». Per la vicenda l'Usl risarcì i genitori con 135mila euro e dopo qualche anno la stessa azienda ha presentato il conto al medico che aveva seguito la gestante. Ad aprile scorso la citazione a giudizio dell'ex primario, chiamato in causa per il danno erariale. A difendere l'ex primario gli avvocati Anna Picciolini e Valerio Provaroni. «Riteniamo che la sentenza è comunque erronea e ingiusta laddove riconosce la sussistenza di un nesso di causa tra l'operato del sanitario e l'evento dannoso - affermano. Non reputiamo enucleabili i presupposti della colpa grave ascrivibile al medesimo sanitario e preannunciamo quindi appello. Peraltro, come al solito, il professionista è rimasto estraneo al giudizio civile, senza essere mai stato interpellato su come realmente si erano svolti i fatti». Per la corte dei conti, che si è pronunciata in favore della sussistenza del danno erariale condannando il professionista a versare 135mila euro all'Usl, il comportamento dell'ex primario appare «censurabile e gravemente negligente»
Nicoletta Gigli
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